Roma, 21 novembre 2024 – "Quando oltre la metà delle persone non va a votare, è segno che la democrazia è malata, e anche gravemente". Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, una lunga vita politica alle spalle, è pienamente consapevole della gravità di un problema che i partiti affrontano troppo spesso solo a parole.
Che cosa sta succedendo?
"Le persone pensano che il loro voto sia inutile, sentono le istituzioni lontane, vedono che la politica anziché risolvere i loro problemi punta solo ad abbattere l’avversario, parlando da un lato di zecche rosse, dall’altro del pericolo del ritorno del fascismo oppure di rivolta sociale".
Sta facendo un mea culpa? La responsabilità della fuga dalle urne è dei partiti?
"Sì. Dobbiamo smetterla di nasconderci dietro un dito, dire che gli elettori non ci hanno capito. Se i politici, per primi, hanno iniziato a delegittimare le istituzioni parlando di un Parlamento da aprire come una scatola di sardine o cavalcando il malessere delle persone per prendere voti, ma senza dare soluzioni, cosa avremmo dovuto aspettarci? Ingorghi alle urne?".
Ci dobbiamo inchinare all’ineluttabile o c’è qualche rimedio?
"Ma certo che si può battere l’astensionismo. Intanto, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo di guida e di rappresentanza della società. A molti la politica non sembra aver più l’autorità sufficiente per dare soluzioni: una volta si diceva servire il bene comune. Spetta a noi invertire la rotta, uscire dal Palazzo. Basta con la politica urlata, serve una politica del “fare“ e del “fare bene“. Solo così gli elettori capiscono che il loro voto è utile e vanno a votare".
Una critica al governo che sostiene?
"Devo dire che se c’è un dato che ha connotato l’azione del governo di centrodestra, come dimostrano le leggi di bilancio di quest’anno e dell’anno precedente, è quello della serietà, della concretezza e della responsabilità senza tradire il proprio programma elettorale. Ammettere che non ci sono soluzioni miracolose, e che le risorse si concentrano su alcuni grandi temi, provando ad arrivare passo dopo passo alla soluzione".
È stata più becera l’opposizione?
"Troppo facile scaricare le responsabilità. L’opposizione è il sale della democrazia, certo non può sempre e soltanto dire: “piove, governo ladro“. Per uscire da questa situazione, bisogna far funzionare bene le istituzioni. A chi governa devono essere dati gli strumenti per farlo".
Sta dicendo che il premierato può aiutare?
"Sì, può essere la strada per riavvicinare la politica ai suoi elettori. Non solo serve a rafforzare i poteri di chi governa, ma rende consapevoli gli elettori di essere protagonisti con il proprio voto. Abbiamo bisogno di una democrazia decidente".
Anche alle Europee si è registrato un alto astensionismo.
"Questo è il tema vero: la fragilità dell’Occidente e della sua democrazia. Su questa debolezza ha fatto leva Putin per invadere l’Ucraina. Ogni nazione pensa di potersi salvare da sola, ma non è così. Alle sfide globali bisogna rispondere con scelte comuni come è stato fatto con la pandemia. In quel periodo ogni europeo ha capito di quanto fosse importante fare “massa“ e far funzionare bene le istituzioni europee".
Tornando in Italia: pensa che l’election day potrebbe essere una soluzione?
"È uno strumento che può aiutare, ma non può essere la soluzione. La soluzione passa per un rilancio della politica seria".
Carlo Calenda ha presentato una proposta di legge costituzionale per introdurre un election day annuale. La firmerà?
"Sì, comunque è un passo nella direzione giusta".