Roma, 29 ottobre 2024 – Alla lotteria del voto ligure il centrodestra pesca il biglietto vincente: “Ancora una volta la coalizione unita ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti”, esulta Giorgia Meloni. Ma il grido risulta un po’ strozzato. Perché il successo è innegabilmente un regalo di Giuseppe Conte. È lui che ha messo il veto su Renzi, intonando il de profundis per il campo largo: in un duello sul filo di lana ogni contributo è vitale. Soprattutto, è stato lui a litigare con il fondatore di M5s a poche ore dall’apertura delle urne: non solo l’Elevato non ha votato a Genova, la sua città, ma molti elettori pentastellati hanno seguito il suo esempio. Di qui, il crollo di M5s.
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Per quanto la sconfitta bruci, anche perché in ballo c’è Andrea Orlando il suo candidato, Elly Schlein ne esce bene. Il Pd non solo è di gran lunga il primo partito, ma doppia FdI: “A noi non interessa arrivare primi, ma che vinca il centrodestra”, taglia corto il responsabile dell’organizzazione tricolore Giovanni Donzelli. Malgrado si tratti di una vittoria insperata fino a poche settimane a causa dell’affaire Toti, nella maggioranza il mutismo è d’obbligo fino a sera avanzata. Ad esporsi prima della fine dello spoglio è il sindaco di Imperia Claudio Scajola: “Faccio gli auguri a Marco Bucci. Ha vinto”. Un modo per mettere il cappello sul successo: a gonfiare le vele del neo-governatore sono stati i voti arrivati dal suo territorio. A bocce ferme, tutti tirano un sospiro di sollievo, ma nel successo ci sono diverse ombre di cui lei è ben consapevole. Intanto, il sindaco uscente di Genova è stato duramente sconfitto nella sua città come a La Spezia e Savona: tra i capoluoghi, solo ad Imperia la maggioranza tiene. Si profila la fisionomia di una destra perdente nelle città, dunque tra le fasce più produttive, che riesce a vincere solo grazie alle province.
Ottimo per Matteo Salvini che soddisfatto del suo 8,5% se la ride: “Sicuramente a sinistra qualcuno si aspettava qualcosa di diverso”, ma “nonostante le inchieste, i liguri non sono fessi e hanno scelto. Questo risultato è anche figlio del buon governo del centrodestra e di Giovanni Toti”. Gioisce Antonio Tajani, con meno enfasi del leader della Lega: “Vince il Buongoverno del centrodestra”. Di sicuro, c’è che Giorgia Meloni mira ad un altro tipo di destra rispetto a Salvini. Sa bene che questo risultato potrebbe essere foriero di tensioni domani con tre regioni settentrionali su cinque in mano al Carroccio e la quarta a Forza Italia: impossibile per lei piegarsi alla richiesta che per Salvini è imprescindibile. Quella di piazzare un altro leghista in Veneto.
A conti fatti, l’elemento più allarmante per la coalizione di centrodestra è che, per quanto paradossale possa apparire, la sconfitta di ieri conferisce a Elly Schlein la forza per risolvere lo stallo in cui annaspa da mesi e che ha portato al fallimento del rigore a porta vuota, perché tale si configurava qualche mese fa la partita in Liguria. Il veto di Conte su Renzi è stato esiziale non solo perché ha spostato alcune migliaia di voti ma perché ha restituito l’immagine di una coalizione fittizia e di una leadership inesistente. Il leader di Iv, naturalmente, non manca di segnalarlo: “Ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva. Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida”.
Dunque? Da un lato, c’è un Pd fortissimo che, in tutta evidenza, ha vampirizzato un M5s che è in ginocchio. Dall’altro, c’è il leader del Movimento che ora sa di non poter più contare su quella che è sempre stata la sua carta vincente: la convinzione di giocare una partita win-win. Di avere tutto da guadagnare in termini di consensi anche rompendo con il Pd. Ora, Elly ha in mano tutte le carte per imporsi come vera leader del centrosinistra. Ne è consapevole tanto che ripete ai suoi: “Basta veti. Per vincere ci vuole l’apporto di tutti”. Certo, non è detto che la segretaria del Pd riesca a sfruttare le carte vincenti che gli elettori liguri le hanno servite. Se ci riuscirà, la destra non potrà più contare sugli autogol della squadra avversaria. La premier lo sa e per questo quella di ieri è una felicità non priva di macchie.