L’Europa è "un partner naturale della Federazione Russa". E l’Ue deve abbandonare sanzioni, "fobie e fantasmi" e guardare a Mosca sulla base di "pari diritti e rispetto reciproco". Così l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, in un’intervista nella quale parla di Siria, Ucraina, sanzioni e di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. E nella quale ha parole molto nette sulla Nato.
Ambasciatore Sergey Razov, dal 30 settembre la Russia si è impegnata in una campagna aerea di Siria. L'Occidente contesta che sia un intervento solo antiterrorismo ma sia piuttosto a sostegno del governo Assad. Cosa risponde alle critiche? E si può ipotizzare una soluzione esclusivamente militare alla crisi siriana?
"La Russia sostiene il governo della Siria nella sua lotta contro l’Isis e altre organizzazioni terroristiche. L’azione dei militari russi è diretta prima di tutto a colpire preventivamente i terroristi. Se qualcuno nutrisse dei dubbi in merito, potrebbe rivolgersi ai canali politici e militari esistenti e, ancor meglio, potrebbe fornire le coordinate degli obiettivi terroristici in suo possesso. Tutta questa discussione a colpi di dichiarazioni mediatiche provoca solo confusione, ostacolando l’avvio di una reale collaborazione contro il terrorismo. Per quanto riguarda i percorsi di ricomposizione del conflitto interno alla Siria, la soluzione - ovviamente - può essere trovata solo attraverso un processo politico al quale partecipino tutte le forze siriane che abbiano a cuore le sorti della propria patria, comprese le forze di opposizione e con il rispettoso sostegno della comunità internazionale. La Russia, com’è noto, sta lavorando attivamente proprio in questa direzione".
La Russia ha avviato un dialogo con Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia per parlare di una soluzione politica alla crisi siriana. E' questa la strada? Garantire gli interessi di tutti tutti e dare vita ad un governo di transizione senza più Assad?
"Non siamo noi, ma i siriani a dover decidere se Bashar al Assad debba far parte del governo di transizione. Tuttavia è evidente che il processo di elaborazione di questa decisione non può avvenire senza la partecipazione del Presidente della Siria o di suoi rappresentanti autorizzati. Stiamo parlando del potere legittimo che peraltro esercita una reale influenza sulla situazione del paese. Come ha dimostrato il recente incontro a Mosca tra Vladimir Putin e Assad, i vertici siriani sono pronti al dialogo con le forze sane dell’opposizione"
E' corretto parlare di asse tra Russia e paesi e movimenti sciiti (Iran, Iraq, Hezbollah)? E' legato solo alla crisi siriana o si può pensare a qualcosa di più strutturato?
"La Russia interagisce in varia misura con tutti gli attori principali della scena mediorientale: Iran, Iraq, Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Giordania e altri, come testimoniano anche i recenti contatti telefonici del Presidente Russo con i leader di Turchia e Arabia Saudita seguiti alla visita a Mosca di B. Assad, ma anche l’incontro multilaterale dei Ministri degli Esteri a Vienna. L’obiettivo chiave rispetto alla Siria è quello di annientare le formazioni terroristiche e a questo fine siamo pronti a collaborare con tutti i partner interessati".
Con il terzo mandato della presidenza Putin, la Russia ha un ruolo più assertivo all'estero. Basti ricordare la vicenda dei gas in Siria, nel 2013, quando la posizione di Putin scongiurò i bombardamenti americani, e ancora la guerra in Ucraina e ora l'intervento diretto in Siria. Cosa risponde a chi dice che la Russia è un fattore di instabilità o che quella di Putin è una “presidenza imperiale”?
"La nostra politica estera è costruita su alcuni principi fondamentali quali il rispetto delle norme fondanti del diritto internazionale e dello Statuto dell’ONU, ma anche l’impegno a sostegno di metodi collettivi di risoluzione dei problemi internazionali. La Russia si è sempre adoperata per una reale unione degli sforzi della comunità mondiale nella ricerca di risposte efficaci alle sfide e minacce comuni. Le dichiarazioni di alcuni politici e politologi, secondo i quali Mosca ambirebbe a “produrre” instabilità intorno ai propri confini, sono prive di ogni fondamento e vili dal punto di vista politico. Per quanto riguarda lo slogan sulle “ambizioni imperiali”, la Russia non ha assolutamente l’obiettivo di far rinascere un impero in nessuna forma. Noi aspiriamo a garantire una vita dignitosa ai nostri cittadini e ai russi che vivono al di fuori del paese, rafforzando la cooperazione e la collaborazione con i nostri vicini".
La piena implementazione degli accordi di Minsk sul conflitto in Ucraina è ancora lontana. Le violazioni ala tregua sono continue. Cosa manca perchè l'accordo sia effettivamente rispetto da tutti? E Mosca accetta che le autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk restino nella repubblica Ucraina, seppure con una ampia autonomia garantita da una riforma costituzionale?
"È molto importante che la fase attiva di contrapposizione nell’est dell’Ucraina sia ridotta a zero, questo è un passo importante verso la pacificazione. Al fine di rendere questo processo irreversibile è necessario implementare permanentemente gli accordi di Minsk, ivi comprese quelle disposizioni che prevedono la realizzazione, in dialogo con i rappresentanti del Donbass, della riforma costituzionale e l’assegnazione alla regione di uno status speciale".
In Italia Putin è diventato per molti a sinistra come a destra un modello. Piace la decisione nella lotta al terrorismo, e la fermezza nell'opporsi a ingerenze occidentali, ad esempio in Ucraina. Piace che sia un uomo della tradizione. E' azzardato pensare che una volta tolte le sanzioni la Russia possa tornare a guardare all'Europa come un partner privilegiato e non come un avversario, in quanto parte della Nato?
"Neanche oggi consideriamo un nemico l’Unione Europea, che anzi è un nostro partner naturale e di grande rilievo. Altra cosa è invece la constatazione che la condizione odierna delle nostre relazioni è di gran lunga inferiore alle potenzialità della collaborazione. E non si tratta solo della crisi ucraina. I problemi sono nati ancora prima, quando nell’atteggiamento della UE nei confronti della Russia hanno iniziato a prevalere fobie e fantasmi. Non è un caso che questo fenomeno abbia cronologicamente coinciso con l’ulteriore allargamento a EST della UE. Degno di nota è il fatto che adesso molti in Europa Occidentale, come anche in Italia, si chiedano se non abbiano avuto allora troppa fretta. Insomma oggi la situazione è che la UE ha congelato il dialogo politico con la Russia, ha introdotto sanzioni economiche, illegali dal punto di vista del diritto internazionale e, a nocumento dei propri interessi, sta contraendo la collaborazione nel settore energetico. La fiducia reciproca è in caduta. È difficile che questo porti a un miglioramento per tutti noi. Noi siamo pronti a ripristinare i rapporti, ma certamente sulla base della parità dei diritti e del rispetto reciproco".
Le sanzioni hanno danneggiato tutti, anche l'industria italiana. Come hanno colpito la società russa, come ne hanno influenzato le politiche? E' d'accordo con chi dice che hanno spinto verso il radicalismo in politica estera?
"Alla luce dell’aggravamento della situazione geopolitica, ma anche della variazione dei prezzi delle risorse energetiche, la condizione economica del nostro paese è relativamente peggiorata. Dall’inizio dell’anno il PIL della Russia ha subito una riduzione del 3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2014. L’inflazione è in crescita. La brusca svalutazione della valuta nazionale significa un calo significativo in euro o in dollari dei redditi della popolazione. Tuttavia i prezzi in rubli non sono aumentati in misura altrettanto importante, cioè il livello di vita rispetto al potere d’acquisto è sì calato ma entro limiti accettabili. Abbiamo una grande riserva di solidità, un buon equilibrio dei conti nazionali e l’esposizione debitoria è una delle più basse fra tutte le economie di uguale importanza. Il governo ha ratificato e sta implementando un piano anticrisi, uno degli elementi chiave del quale è la sostituzione delle importazioni. Per quanto riguarda l’atteggiamento in politica estera, noi siamo contrari a ogni forma di sanzione e di isolamento, ma sosteniamo il dialogo paritario e la collaborazione. Ricordo che è stato l’Occidente a promuovere le sanzioni, la Russia è stata costretta ad adottare contromisure. Ecco perché io non parlerei di un irrigidimento del corso della politica estera russa, ma piuttosto di un suo adeguamento alla nuova realtà.
Nel ventennio di Berlusconi, c'è sempre stato un “filo rosso” tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. C'è ancora? E quanto conta? E come sono le relazioni con Matteo Renzi, che con la sua visita a Mosca ha voluto essere il primo in Europa a ribadire l'importanza di superare le tensioni con la Russia?
"I legami tra Russia e Italia si fondano su una plurisecolare tradizione di amicizia, rispetto reciproco e simpatia e non hanno certo un carattere congiunturale. Naturalmente buoni rapporti tra i massimi dirigenti costituiscono un importante elemento positivo e danno un ulteriore impulso allo sviluppo della collaborazione nel suo complesso. Per quanto riguarda S. Berlusconi, il Presidente della Federazione Russa, ha più volte sottolineato il grande contributo personale che questi ha dato al rafforzamento della cooperazione italo-russa. Negli anni in cui S. Berlusconi era a capo del governo italiano, i nostri rapporti fecero un salto qualitativo raggiungendo il livello di partenariato strategico. Tra il presidente Putin e Berlusconi si è instaurato un buon rapporto personale che si conserva ancora oggi. Di recente il Capo dello Stato russo e l’ex premier italiano hanno visitato insieme la Crimea. A loro volta il Presidente della Federazione Russa e il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Matteo Renzi, hanno stabilito un dialogo interessato, costruttivo e fruttuoso, come confermano i quattro incontri in diversi formati tenutisi nell’ultimo anno e mezzo. La Russia apprezza notevolmente il tentativo del Capo del governo italiano di favorire una solida cooperazione bilaterale in diversi settori, nonostante il non facile contesto internazionale che caratterizza il periodo attuale".
Dopo due decenni di collaborazione, i rapporti con l'Alleanza Atlantica attraversano un momento di profonda crisi. C'è una corsa agli armamenti. Si parla apertamente di nuova guerra fredda. Cosa migliorerebbe le relazioni con la Nato?
"La rinuncia da parte dell’Alleanza all’espansionismo territoriale, alla concentrazione della forza bellica in prossimità dei confini russi, all’aggressiva retorica antirussa e alla pianificazione della difesa che individua il nemico nella Russia, favorirebbe in misura significativa una normalizzazione delle relazioni con la NATO. La Russia non ha bloccato il dialogo nel Consiglio NATO-Russia, non ha circondato l’alleanza con le proprie basi militari, non ha bombardato Jugoslavia e Libia in spregio alle norme del diritto internazionale. Purtroppo oggi all’interno della Nato è considerato “elegante” discutere della minaccia russa. La Russia non ha intenzione di attaccare nessuno e sono convinto che i lettori delle Sue testate lo capiscano benissimo"
Cosa si aspetta la Russia dall'Italia?
"Riporto le parole del Presidente della Federazione Russa secondo il quale le relazioni italo-russe hanno sempre avuto un carattere privilegiato in politica come in economia. Effettivamente nella nostra collaborazione abbiamo accumulato molte esperienze utili e preziose. Parliamo in particolare di ambiti quali la soluzione di problemi internazionali, l’economia, gli scambi in campo culturale, scientifico, formativo, umanistico e interregionale, i contatti tra le società civili e i cittadini dei due paesi. Senza dubbio noi vorremmo conservare e consolidare rapporti di questa natura. Io sono convinto che questo risponda agli interessi anche della parte italiana. In questa non facile fase delle relazioni è importante non superare “il punto di non ritorno”, non consentire la perdita di quanto di positivo è stato costruito in decenni di fattiva cooperazione. Infatti le crisi arrivano e finiscono, ma gli interessi nazionali degli stati rimangono".