Venerdì 15 Novembre 2024

Amato benedice i referendum. "Prevalga la volontà popolare"

Alla vigilia del giudizio di ammissibilità, il presidente della Consulta dà un’indicazione precisa

Giuliano Amato, 83 anni, presidente della Corte Costituzionale dal 29 gennaio

Giuliano Amato, 83 anni, presidente della Corte Costituzionale dal 29 gennaio

Martedì prossimo la Corte Costituzionale deciderà sul futuro di otto quesiti referendari, sei sulla giustizia, uno sull’eutanasia e uno sulla depenalizzazione di coltivazione e uso personale della cannabis. I quindici giudici della Consulta dovranno decretare l’ammissibilità o meno dei referendum e, a tre giorni dal responso, le parole del presidente Giuliano Amato indicano una direzione ben precisa: "Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare". Una frase che sembra voler rassicurare quanti, tra i promotori, temono una bocciatura. "È banale dirlo – afferma Amato –, ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare a ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino".

Dalla decisione di martedì potrebbe scaturire un vero e proprio tsunami legislativo e politico nel Paese. Non a caso, il leader della Lega, Matteo Salvini, che insieme ai Radicali ha promosso i sei quesiti sulla giustizia, ringrazia Amato "per il suo manifestato impegno a consentire il voto dei cittadini sui referendum, evitando scorciatoie tese a ostacolare questo percorso di democrazia. Sarebbe grave se qualcuno pensasse di ostacolare o rallentare un’urgente, necessaria e condivisa riforma della giustizia". I sei quesiti sono stati portati avanti anche da nove consigli regionali di centrodestra. E la responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega, Giulia Bongiorno, lo dice chiaramente: "Quanto approvato dal Consiglio dei ministri in materia di riforma della giustizia è solo un punto di partenza. Un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum". Un eventuale sì ai quesiti nella consultazione popolare determinerebbe una rivoluzione nel settore e, inevitabilmente, anche una vittoria della Lega che tanto si è spesa per promuoverli.

I Radicali, che hanno spinto non solo i referendum sulla giustizia, ma anche quelli su cannabis e eutanasia, aspettano alla finestra. "Le parole di Amato dimostrano una grande sensibilità costituzionale e possono rassicurare – afferma il deputato Riccardo Magi, tra i promotori del quesito sulla cannabis –. Bisogna tornare alla Costituzione che, all’articolo 75, stabilisce che i referendum sono inammissibili sono in tre casi: materie di bilancio, amnistia e indulto e ratifica dei trattati internazionali". Di contro, da Fd’I, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli si augura che "la Consulta bocci il quesito" sulle droghe "riconoscendo l’incostituzionalità del referendum in quanto lesivo della salute e della vita" e, se "malauguratamente non dovesse accadere", promette battaglia.

Plaude alle parole di Amato il ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà (M5s) ed è soddisfatto anche il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, secondo cui "le parole del presidente della Consulta lasciano ben sperare".