Giovedì 19 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Politica

Allarme crescita, dallo stop alla mini-Ires allo sblocca-cantieri. Le misure in arrivo

Nel decreto crescita anche i rimborsi per i truffati dalle banche

Giuseppe Conte e Giovanni Tria (Ansa)

Roma, 2 aprile 2019 - Ieri sera a Palazzo Chigi c’è stato l’ennesimo vertice fra il premier Giuseppe Conte e Tria, con l’obiettivo di arrivare al prossimo Consiglio di ministri, giovedì, non solo con il Decreto crescita ma anche con il disco verde ai rimborsi per i risparmiatori. Sul tavolo anche le nuove richieste, a cominciare dalla flat-tax e del coefficiente familiare per le famiglie. Misure che difficilmente potranno trovare copertura in un quadro macro-economico di crescita piatta, se non negativa. E con lo spettro di una manovra correttiva da 8-9 miliardi già a metà anno. 

 

1 - Giovani coppie, soldi per la casa. Sconti per pannolini e asili

Nella fase-2 del governo c’è un capitolo ad hoc dedicato alla famiglia. Ma le ricette sono diverse. C’è quella della Lega, che prevede una flat-tax al 15 o al 20% per i redditi familiari fino a 50mila euro. E c’è quella che propone il M5S, che punta su una riforma dell’Irpef con l’introduzione del "coefficiente familiare": l’aliquota Irpef è calibrata considerando la situazione delle singole famiglie, in particolare, del numero dei figli a carico o la presenza di anziani o malati. Ieri Di Maio ha annunciato un fondo di 100 milioni per aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa.   Altro tema, quello dei servizi alle famiglie. In questo caso scatterebbero incentivi fiscali. Lo ‘sconto’ potrebbe arrivare fino al 50% su alcuni prodotti, ad esempio i pannolini. Nel menù anche una maxi-agevolazione per favorire l’iscrizione dei figli all’asilo nido. Le rette potrebbero essere dimezzate nelle regioni dove il costo è più alto. Il risparmio annuo può arrivare a 1. 500 euro per famiglia.

2 - Ok a metà allo Sblocca-cantieri. Appalti più semplici fino a 350 milioni

Il decreto Sblocca-cantieri è stato approvato con la formula "salvo intese" una decina di giorni fa. Ma manca ancora il testo definitivo. In primo luogo è prevista una forte accelerazione delle opere pubbliche già finanziate e bloccate per cavilli burocratici o da intoppi autorizzativi. Non ci sarà né un commissario unico per le grandi opere né un commissario per ogni singolo cantiere. Ma la regia dovrebbe essere affidata direttamente a Palazzo Chigi.    Prevsta una forte semplificazione dell’attuale codice degli appalti con un regolamento unico. In particolare ci saranno procedure "negoziate" per gli appalti fino 350mila euro (l’attuale soglia è di 150mila) e per le forniture e servizi. Dimezzati i tempi dei pareri da parte del Consiglio di Stato e solo per cantieri con importi superiori ai 100 milioni. Nel decreto anche misure per accelerare al massimo l’assegnazione degli appalti.

3 - Stop alla mini-Ires. Torna il superammortamento

Nel decreto crescita tornano a fare capolino alcune delle misure che non avevano trovato posto nell’ultima Finanziaria. In particolare dovrebbe esserci il "super-ammortamento" per l’acquisto dei beni strumentali fino al 130%, lo snellimento delle procedure per il "Patent box", l’aumento degli sconti fiscali per il rientro dei cervelli.  Rispunta anche la mini-tassa per chi decide di fare ritorno in Italia dopo essere stato all’estero per almeno due anni: pagherà per cinque anni le tasse solo sul 30% del reddito. Lo sconto raddoppierà per chi sceglierà di vivere nelle aree del Mezzogiorno, ha figli o compra casa.    Stop, invece, alla mini-Ires per le imprese: la riduzione dell’aliquota di nove punti per chi investe in macchinari viene sostituita da un taglio dell’aliquota Ires sugli utili non distribuiti e reinvestiti. Ci sarà un’imposta di registro, ipotecaria e catastale unica, rispettivamente di 200 euro, per le imprese che demoliscono e ricostruiscono i vecchi edifici per poi rivenderli entro dieci anni.

4 - In difesa del Made in Italy. Tutela dei marchi contro chi delocalizza

Fra le misure che il governo ha deciso di mettere in campo per rilanciare il nostro sistema produttivo c’è anche la difesa dei marchi del Made in Italy. Prima di tutto ci saranno norme più restrittive contro il fenomeno del cosiddetto ’italian sounding’, vale a dire quei marchi e denominazioni che richiamano il made in Italy pur non avendo niente a che fare con il Bel Paese. Un modo per ’ammaliare’ e conquistare i consumatori. Ma non basta.    Nella bozza di decreto è prevista anche una norma che difende i marchi storici dell’Azienda Italia, vale a dire quelle imprese che hanno alle spalle 50 anni continuativi di attività. In questo caso saranno registrate su un apposito registro e, in caso di crisi, potranno accedere agli aiuti pubblici. In compenso, però, non potranno "delocalizzare" gli impianti all’estero continuando ad utilizzare il marchio storico dell’azienda. In caso di difficoltà le imprese potranno cercare un acquirente ma, se falliranno, saranno gestite direttamente dallo Stato.