Roma, 13 novembre 2015 - TRA OMBRE e luci. I riflettori sull’operazione antiterrorismo, il buio della criminalità di strada sempre più violenta e assassina. Ma il ministro dell’Interno Angelino Alfano ridimensiona: le bande straniere non sono più attive che in passato. Forse sono più feroci.
Rubano, picchiano, a volte uccidono. È in aumento la criminalità straniera? "Sembra un paradosso, ma da quando abbiamo avuto l’esplosione dei flussi migratori, la percentuale di reati commessi da stranieri rispetto agli italiani è diminuita. Stiamo analizzando questa situazione e ho dato incarico alla Polizia criminale di approfondire questi aspetti per comprendere a fondo il fenomeno. Quello che credo è che abbiamo davanti nuove tipologie di delinquenti stranieri, più sofisticati e più violenti che hanno determinato addirittura l’elaborazione a livello comunitario della categoria della ‘criminalità itinerante’. In effetti il fenomeno è molto diffuso in tutta Europa e si stanno studiando misure adeguate".
La sicurezza è un fatto anche di percezione da parte della gente. I reati sono diminuiti ma l’allarme no. Sono solo sensazioni? "In effetti c’è una asimmetria tra la realtà e la percezione della sicurezza tra i cittadini. Questa asimmetria, purtroppo, è anche alimentata da quelle forme di populismo che speculano sulle paure e scommettono sulle sconfitte dello Stato per un mero ritorno elettorale. Nella realtà i reati calano: nel 2014 sono diminuiti del 7 per cento rispetto all’anno precedente e, nei primi sei mesi del 2015, di un altro 10 per cento rispetto al semestre dell’anno prima".
Spesso ladri e rapinatori vengono arrestati e poi tornano subito liberi. Qualcosa da rivedere? "Il sistema sanzionatorio probabilmente richiede una qualche messa a punto, ma va detto che allo stato dovremmo applicare nella maniera più rigorosa gli strumenti disponibili".
Sarebbe auspicabile una collaborazione diversa da parte della magistratura? "Con la magistratura condividiamo quotidianamente i problemi della sicurezza del Paese e seppure qualche volta vi è qualche decisione che non ci piace, non possiamo disconoscere il grande contributo nella lotta al crimine".
Nel quadro generale della delinquenza i romeni hanno un primato? "Le classifiche le facciamo nello sport. Comunque i romeni non sono numericamente al posto d’onore".
Esiste un patto tra le bande romene e la nostra criminalità organizzata? "Le bande romene spesso sono criminalità organizzata per cui non stringono patti. Possono operare, in sintonia o altre volte in contrapposizione, con bande italiane".
Anche di questo ci si occuperà nel prossimo Pacchetto sicurezza? "Il prossimo pacchetto sicurezza sarà orientato alla sicurezza dei luoghi, avrà come obbiettivo di rendere sicuri e fruibili i luoghi dove la gente vive, si incontra e svolge le sue principali attività. Sarà un bilanciamento tra intervento di tipo amministrativo in capo ai sindaci, il cui contributo è indispensabile per rendere sicure le città, e quello securitario dell’apparato statale della sicurezza, che comunque privilegerà la prevenzione rispetto alla repressione".
Ministro, è una giornata speciale per la sicurezza. Sei mesi di indagini per incastrare i No Expo. Soddisfatto? "Le operazioni sono tre e riguardano fronti diversi ma ugualmente importanti: mafia, terrorismo e punizioni durissime per chi voleva rovinare l’immagine dell’Expo nel mondo e, dunque, dell’Italia. L’Italia è uno stato forte e liberale, in grado di garantire i principi di legalità e di giustizia, presupposti essenziali per la grandezza di una vera democrazia. Questa è l’Italia che in nessun caso molla la presa".
È stata smantellata una rete molto pericolosa di terrorismo internazionale? "L’operazione, se possibile, è anche più importante perché testimonia il ruolo fondamentale del nostro Paese nello scacchiere internazionale e dimostra quanto sia strategico il gioco di squadra per il perseguimento di obiettivi di tale livello. In particolare, nell’operazione antiterrorismo ‘Jweb’, è stata determinante la collaborazione internazionale e la professionalità espressa dalle forze investigative e dai magistrati: siamo riusciti a smantellare una cellula integrata che operava, oltre che in Italia, nel Regno Unito, in Norvegia, in Finlandia, in Svizzera e in Germania. Nonché il prezioso apporto dato dal decreto antiterrorismo – da me fortemente voluto – che colpisce più severamente le attività di proselitismo poste in essere anche attraverso il web. Il lavoro dei Carabinieri del Ros ha consentito di decodificare un sistema complesso di piattaforme che, attraverso codici criptati, veicolavano sul web messaggi per reclutare potenziali combattenti".
Adesso si può affrontare il Giubileo in modo più sereno? Gli organici sono adeguati? "Ci siamo e ci stiamo preparando in modo adeguato al Giubileo perchè sia una festa mondiale di pace, in una cornice di sicurezza, e perché si svolga in una città accogliente e non militarizzata. Tutte le nostre forze – Intelligence, antiterrorismo e forze di Polizia – si stanno muovendo in modo ordinato: abbiamo destinato già circa 1.200 unità tra Poliziotti, Carabinieri e Finanzieri; sono in assegnazione 1.000 soldati, sono state già fornite tutte le attrezzatture necessarie per i controlli quali i rapiscan, metal detector ed altro; è in avvio il numero unico di soccorso 112 europeo, che renderà l’attività delle sale operative delle forze di Polizia più snella e più coordinata. Ci siamo preparati al meglio, sia sul piano della prevenzione – che è quello che prediligo – che su quello del post eventum. Per l’occasione, al fine di coordinare ogni aspetto, abbiamo anche inviato una direttiva ai prefetti sul piano nazionale. Guardiamo al modello Expo che è stato un modello di sicurezza. Lo sarà anche il Giubileo".