Cagliari, 14 gennaio 2024 – Soru o meno, Alessandra Todde tira dritto, e da Oristano racconta la sua idea di Sardegna davanti a 500 persone. Candidata governatrice per il centrosinistra unito, dal M5S a Sinistra-Verdi, passando per il Pd. Un miraggio dappertutto, altrove, e invece nell’Isola ’si-può-fare!’, come urlava Gene Wilde in Frankenstein Junior.
Certo, c’è la grana di Renato Soru, che si è sfilato con il suo movimento. Perciò, onorevole Todde, partiamo dalla fine: una quadra si troverà?
"Come coalizione continueremo a cercare la partecipazione più ampia possibile di tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori progressisti, alternative a questa giunta di centrodestra, la peggiore che la Sardegna abbia mai avuto".
Come le è venuto in mente di sperimentare il campo largo?
"Non ho mai smesso di lavorare in nome dell’unità, anche a livello personale. Noi siamo costruttori e vogliamo inaugurare un nuovo metodo che è centrato su ascolto e confronto".
L’ex governatore, con il suo movimento ’Rivoluzione gentile’, ci sta. Ma se lei fa un passo indietro, ha giurato, lo fa anche lui. È disposta?
"Non sarebbe corretto nei confronti delle forze politiche con cui stiamo lavorando per costruire una coalizione che sia sintesi tra tante e preziose diversità. Un campo ben definito in cui Soru ha militato fino pochi giorni fa, da fondatore del Pd".
Due le strade: uscite tutti, o riportate dentro lui?
"Potrebbe rientrare lui nella coalizione e misurarsi con le altre forze politiche che la compongono, rafforzando il fronte contro la destra".
Come è nata la coalizione?
"È un risultato di squadra che parte dal dialogo, dall’ascolto, dalla voglia di cambiamento, dall’organizzazione e dalla capacità di discutere di ciò che unisce e non di ciò che legittimamente può dividere".
Un miraggio, visto da Roma.
"Infatti sarebbe stato un risultato impossibile se l’avessero davvero architettato le segreterie dei partiti nazionali o qualche riunione romana. E invece il percorso della coalizione sarda è stato deciso dai partiti sardi con tutti i passaggi interni richiesti. L’alleanza che abbiamo costruito in questi mesi è forte e si incentra su una visione condivisa di Sardegna".
Crede che il metodo sia esportabile a Roma? Le ultime partite, per ultima l’Ucraina, vi hanno ancora visti divisi.
"Mi auguro di sì. Ma al momento e per gli anni a venire mi stanno a cuore prima di tutto le sarde e i sardi, la Sardegna e la sua rinascita. La nostra terra deve essere la prima regione, dopo tanta oscurità, che testimonia la voglia di cambiare. La Resistenza facciamola partire da qui".
Tanto più che il fronte del centrodestra una volta tanto non è unito. Il centrosinistra riuscirà a trarne vantaggio?
"La spaccatura nella destra nasce dal loro maldestro tentativo di prendere le distanze dai disastri che hanno fatto. La responsabilità delle mancanze della giunta Solinas è di tutte le forze politiche che l’hanno composta e anche di chi ha simulato un’uscita dopo anni di assoluta e colpevole complicità. I sardi non hanno l’anello al naso. Basta guardare la posizione di Solinas nel ranking sul gradimento dei presidenti di Regione, e per Truzzu, da sindaco, vale lo stesso. I cagliaritani hanno già sperimentato il fallimento della sua amministrazione".
Torniamo ai mali di casa vostra. Lei ha sfidato Soru a ragionare sui progetti piuttosto che sui nomi. Dunque cominci lei: la sua idea di Sardegna?
"Abbiamo una visione molto chiara e soluzioni che stiamo condividendo in ogni incontro che stiamo organizzando per la Sardegna".
Li enumeri.
"Sanità territoriale, continuità, mobilità interna, lavoro, cultura, istruzione, sviluppo del territorio e soprattutto progettazione e programmazione che mancano da troppo tempo".
Tutto molto bello, accordo permettendo. Ma visto lo stallo, non si è pentita di non essere passata dalle Primarie?
"Io ritengo più importante il rispetto delle regole. È stato fatto un tavolo di coalizione, sono state condivise regole accettate da tutti, è stato discusso a lungo se fare le primarie e sono state scartate. Pretendere di sovvertire le regole date trovo sia un pessimo esempio da dare".
Un appello a Soru, dunque, e agli elettori.
"Vogliamo cambiare la Sardegna per darle un futuro migliore e per farlo, prima, bisogna vincere. Spero che questo lo capiscano tutti finché siamo ancora in tempo".
Guardiamo al Continente. Alle Europee Conte non si candiderà. Meloni e Schlein ci pensano. Il M5S sconta i suoi no a Mes e armi all’Ucraina. Crede che ne risentirà?
"Conte sa bene quello che fa. Ho il suo pieno sostegno ed ho piena fiducia in lui".