Giovedì 26 Settembre 2024
ALBERTO MINGARDI
Politica

"Siamo sempre meno liberi. Ma così si diventa poveri"

Il direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni: l'importanza della libertà degli altri per arricchire la nostra vita e favorire l'innovazione. Critica alla limitazione della libertà imprenditoriale e alla paura del dubbio e dell'errore

Alberto Mingardi: "Siamo sempre meno liberi. Ma così si diventa poveri"

Alberto Mingardi, 43 anni, docente allo IULM di Milano, è uno dei fondatori dell’Istituto Bruno Leoni

Se la libertà, uno dei campi di battaglia del XXI secolo, è così importante, qual è il prezzo da pagare per essa? Perché i principi del liberalismo possono essere utili oggi e domani? Ma che cos’è davvero il liberalismo? Qual è il suo rapporto con lo Stato, con il mercato, con la democrazia? O con la felicità e la realizzazione personale? In una società sempre più multietnica, come si declina il valore liberale della tolleranza? E nel mondo multipolare di oggi, come possiamo dare forza ai valori del libero scambio e del cosmopolitismo? Siamo da sempre abituati a leggere non solo la politica, ma anche la storia delle idee in generale attraverso scontri di pensiero intrecciati a vicende personali che definiscono il campo della discussione pubblica, tanto quanto fa la lotta politica fra destra e sinistra. Ma mentre l’arma del duello politico è la sciabola, quella del duello intellettuale è il fioretto. E sul tema della libertà e del liberalismo si sfidano in un duello intellettuale i professori Alberto Mingardi ed Emanuele Felice, autori del libro Libertà contro libertà, di cui pubblichiamo due interventi a confronto.

Roma, 23 settembre 2024 – La vita è piena di sorprese. Se non lo fosse la libertà servirebbe a ben poco. Quando si parla di libertà, ciascuno tende a pensare alla propria. La libertà di mettersi questo o quel paio di scarpe, di scegliere cosa studiare, di cercare un lavoro che ci piace. La modesta libertà di votare un partito o un altro. In realtà la libertà più preziosa, per ognuno di noi è la libertà degli altri. La libertà dello scienziato che insegue un nuovo vaccino, la libertà del cineasta di realizzare un film, la libertà del ristoratore di aprire un nuovo ristorante all’angolo della strada.

Usando la loro libertà, gli altri ci migliorano la vita. Se lo scienziato non può fare ricerca, se il regista non può farci emozionare, se il cuoco non può farci assaggiare i suoi piatti, siamo tutti più poveri.

Non ci sono garanzie di successo. Gli esseri umani sono renitenti a imparare dai propri errori ma riescono ad apprendere da quelli altrui.

Per questo quella cosa che chiamiamo “mercato” funziona: perdite e profitti sono gli insegnanti più efficaci.

La nostra parte di mondo è diventata più ricca delle altre perché era un po’ più libera: consentiva a più persone di fare esperimenti e facendone di più maggiore era la quota dei successi.

Ora abbiamo preso una strada diversa. Altro che “liberismo”, paleo o neo. Abbiamo ridotto gli spazi della libertà di intraprendere e consegnato metà del reddito nazionale alle burocrazie attraverso la spesa pubblica. Dove è rimasta la libertà di fare esperimenti, come nei settori hi tech, abbiamo continuato a inventare cose nuove.

Ma non esiste un Elon Musk della chimica: la regolazione lo ha strangolato nella culla. Per la verità, neppure ci piace l’Elon Musk che c’è, perché ha il torto di avere reso X uno spazio nel quale tutti possono dire la loro. Ci spaventano persino le opinioni.

Vorremmo che il futuro fosse tracciato, essere liberi sì ma dal dubbio e dall’errore. Purtroppo meno si sbaglia e meno s’impara. Siamo sempre meno liberi e vorremmo esserlo ancor meno. Il che ci renderà più poveri.

Alberto Mingardi, professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università IULM di Milano, fondatore e direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni