Roma, 31 marzo 2024 – In molti sottolineano sempre di più la necessità di sviluppare una difesa comune europea: dietro ci deve essere, però, un’industria militare adeguata. A che punto siamo?
"Siamo protagonisti nella industria della difesa, nell’aerospazio, nel cyber e nella sicurezza – avvisa Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – spesso con campioni europei, da Leonardo a Fincantieri, da Avio a Thales Alenia Space, ma anche con tante piccole e medie aziende di alto valore tecnologico. Con una visione di lungo periodo che punta alla autonomia strategica europea. Occorre, semmai, ridurre la dispersione dei programmi e favorire aggregazioni su modelli comuni per ottimizzare le risorse e aumentare le capacità produttive".
In Europa si parla di acquisti comuni e di bond europei per finanziare le spese militari condivise.
"È cambiato il clima in Europa perché la guerra è intorno a noi e la minaccia preme sul fronte orientale. Ieri, alla vigilia della Pasqua, il mio amico e vicecancelliere tedesco Habeck ha pubblicato un video su X che deve far riflettere tutti…".
Ha affermato che “noi, la Germania, l’Ue, dobbiamo proteggerci a tutto tondo, anche dagli attacchi militari”.
"Conosco bene Habeck. Insieme con lui e Le Maire abbiamo varato la Trilaterale Italia-Germania-Francia sulla politica industriale: il prossimo appuntamento, dedicato al green, ci sarà a Parigi l’8 aprile. Se anche lui, che è un verde, sostiene che “dobbiamo adattarci alla situazione di minaccia. Qualsiasi altra cosa sarebbe da ingenui“, significa che, anche nel giorno di Pasqua, dobbiamo innanzitutto pensare a chi è costretto a vivere sotto le bombe. È triste, drammatico, ma è la realtà. Per questo condivido con Habeck la necessità di sviluppare l’autonomia strategica europea, tecnologica e industriale, non solo sulla difesa, ma anche su microelettronica e tecnologia green, dalle materie prime critiche alla siderurgia".
Nel concetto di difesa strategica rientra – come ha osservato l’ad di Leonardo, Roberto Cingolani, intervistato ieri dal nostro giornale – anche la sicurezza energetica: come siamo messi dopo due anni dalla guerra in Ucraina che determinò la crisi del gas?
"Siamo passati da oltre il 40% di gas importato dalla Russia degli anni precedenti il 2022 (più di 30 miliardi di metri cubi l’anno) a meno del 5 per cento nel 2023 (2,9 miliardi). E a fine anno avremo azzerato ogni dipendenza dalla Russia. Grazie a una maggiore differenziazione degli approvvigionamenti di gas da altri Paesi, come Qatar, Stati Uniti e Algeria. Stiamo diventando l’hub energetico dell’Europa e l’hub elettrico del Mediterraneo".
Altro capitolo delicato e strategico è quello relativo a cyber e intelligenza artificiale: quale è la prospettiva lungo la quale si sta muovendo il governo?
"Alla ministeriale del G7 su Industria, tecnologia e Ddigitale di Verona abbiamo condiviso con i nostri alleati di garantire filiere di approvvigionamento sicure e resilienti sin dalle materie prime critiche, con un gruppo di lavoro sui chip per passare dalla competizione alla collaborazione. Anche la connettività sicura ha avuto un ruolo importante, riguardo ai canali di trasmissione dati in piena sicurezza come quello del cavo artico. Abbiamo avviato anche un piano strategico per il trasferimento delle nuove tecnologie, a cominciare dalla IA applicata alle PMI. Abbiamo infine ipotizzato un hub per l’Intelligenza artificiale sullo sviluppo sostenibile, con l’ambizione di coinvolgere proprio l’Africa, come è nell’intendimento del Piano Mattei. Tra pochi giorni, del resto, sarò a Torino per inaugurare la prima Casa del Made in Italy, peraltro nella città dove avrà sede la Fondazione per l’IA che coordinerà la ricerca applicata nel settore dell’aerospaziale e dell’automotive".
Sull’automotive, nello specifico, avete ingaggiato una battaglia in Europa.
"E siamo riusciti a salvaguardare il motore endotermico. Ora dobbiamo tutelare il lavoro europeo dalla concorrenza sleale sulle macchine elettriche, come hanno fatto gli Stati Uniti. La prossima settimana comincerà anche il confronto al tavolo Stellantis sui singoli stabilimenti".
Il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha affermato che non serve un secondo produttore.
"Tavares fa gli interessi dei suoi azionisti. Noi gli interessi degli italiani. L’Italia è l’unico Paese produttore ad avere una sola casa automobilistica. In Francia, Germania, Polonia, Spagna ve ne sono quattro o addirittura sette. Dobbiamo colmare presto questa anomalia".