Roma, 10 marzo 2014 - La riforma della legge elettorale torna in Aula e, secondo la speranza di Matteo Renzi, intervistato a ’Che tempo che fa’ si chiude al massimo domani. Si sono conclusi intorno alle 21, con tre ripetuti no - in votazione segreta - sulla parità di genere nella nuova legge elettorale, i lavori di oggi in aula alla Camera sull’Italicum. Si riprenderà domani mattina con le votazioni sugli altri emendamenti, con l’obiettivo di giungere in giornata al voto finale. Cosa possibile in forza del contingentamento dei tempi, nonostante i nodi ancora da sciogliere a partire dal tema delle preferenze.
IL RETROSCENA: HANNO VINTO GLI UOMINI
RENZI: RISPETTEREMO L'ALTERNANZA - Di fronte al palese disappunto delle donne Pd (col voto segreto mancavano molti sì dati per certi), il premier matteo Renzi assicura: “Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l’impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata”. Renzi che rivendica, via facebook, la sua coerenza: “Ho mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso”.
BOLDRINI: AMAREZZA - “Come presidente della Camera dei deputati rispetto il voto dell’aula. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia”, dice Laura Boldrini.
SU TWITTER ESPLODE LA RABBIA PD
I TRE 'NO' SEGRETI - Qualche applauso isolato dai banchi di Forza Italia e il plateale disappunto delle deputate. Sono le reazioni che hanno accolto in Aula alla Camera la bocciatura del terzo e ultimo emendamento sulla parità di genere nella legge elettorale. Alla proclamazione del voto, si è levato un brusio soprattutto dai banchi del Pd: molte deputate in dissenso hanno subito lasciato l’Aula. Rosy Bindi andando via ha applaudito con aria indignata i colleghi di Fi.
Intorno alle 20, il primo emendamento sulla parità di genere, a firma di Roberta Agostini, è stato respinto dall’aula di Montecitorio con 335 voti contrari e 227 favorevoli. L’emendamento prevedeva l’alternanza di genere nella composizione delle liste.
Mezz'ora dopo Il secondo emendamento di Roberta Agostini per la parità di genere (quello che prevede l’alternanza dei capilista) è stato respinto con 344 voti contrari e 214 a favore. Rispetto al primo voto (primo emendamento Agostini), i no aumentano, sono 9 in più.
Insomma, il Pd si spacca, si parla di una settantina di voti mancanti: se avesse sostenuto compattamente entrambi gli emendamenti, avrebbe potuto contare sui 293 deputati componenti il gruppo. Senza contare che gli emendamenti sono stati votati dai 36 deputati di Sel, da molte parlamentari del centrodestra e degli altri gruppi.
VOTO SEGRETO - Gli emendamenti si votano a scrutinio segreto. La votazione segreta è stata chiesta da 46 deputati singoli (e quindi non da un gruppo parlamentare). A quanto si apprende, molti di loro sono proprio di Fi.
FRIZIONI IN FORZA ITALIA - Prima dell'inizio della discussione Francesco Paolo Sisto dichiarava: "Forza Italia dice no alle quote rosa perché sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”. E aggiungeva che “le leggi non si fanno su spinta emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali non si fanno con le norme".
Poi il partito è sceso a più miti consigli, tanto che Renato Brunetta parla di libertà di voto: "Dopo che il Governo si è rimesso all’Aula sulla parità di genere il mio partito, come il Pd e altri, ha dato libertà di voto ai suoi deputati”. Brunetta risponde alle critiche della collega Stefania Prestigiacomo: “non si capiscono polemiche o dissensi rispetto al gruppo, perché su questo tema, ancora così controverso, prevale e prevarrà la liberta’ di voto”.
CHI BIANCO E CHI NO - Molte deputate per protesta si sono vestite di bianco (FOTO) accogliendo l'appello di Laura Ravetto di Forza Italia. Non ha aderito invece all’iniziativa il ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Maria Elena Boschi, vestita in camicia verde scuro e pantaloni neri.
IL GOVERNO SI RIMETTE AL PARLAMENTO - Sulle quote rosa il Governo non prende posizione e si rimette all’Aula, mentre sugli altri nodi della legge elettorale (il salva-Lega e le candidature multiple) Palazzo Chigi darà parere contrario. Le deputate del Pd e le colleghe degli altri schieramenti che hanno appoggiato i due emendamenti a prima firma Agostini puntano sull’emendamento che prevede l’alternanza di genere per i capilista nella proporzione di 60-40 per cento. Ma sono soprattutto i numeri a ipotecare fortemente l’approvazione degli emendamenti. Il documento-appello pro quote rosa è stato infatti sottoscritto da 90 deputate su 197. Le più nette divisioni si registrano all’interno di Forza Italia, ma anche nel Pd - con le renziane che non hanno appoggiato apertamente la battaglia delle colleghe - manca l’unanimità.
IL COMITATO DEI 9 - Congelata la questione delle quote rosa, il Comitato dei 9 ha detto sì alla riformulazione dell’emendamento alla legge elettorale sulla delega al governo: “I collegi plurinominali non possono essere superiori a 120”. Questo è quanto prevede la riformulazione dell’emendamento in esame in Aula. “L’intesa è stata raggiunta in zona Cesarini”, afferma in Aula il relatore Francesco Paolo Sisto.
GRILLO ATTACCA BOSCHI, "MA NON E' SESSISMO" - “Il ministro Boschi abbia perlomeno la dignità di non minacciare i deputati quando tentano di fare qualcosa e la presidente Boldrini, anziché fare editti bulgari in diretta tv contro la satira, faccia il suo dovere e chieda al ministro di rispettare l’iter parlamentare”, scrive Grillo in un minipost in cui racconta di un biglietto intimidatorio inviato dal ministro alla Ncd Dorina Bianchi: "'Se passa l’emendamento che hai difeso, salta tutto e si va a votare. Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta'. Firmato Maria Elena", scrive Grillo. Immediata la smentita della Boschi che fa sapere attraverso il suo staff: E' triste che per fare strumentale polemica politica si debba ricorrere a simili metodi per i quali il ministro si riserva di agire le vie legali". Poco dopo arriva anche la replica della vicecapogruppo di Ncd che smentisce a sua volta l'episodio e descrive come "fantasiose" le ricostruzioni del leader Cinque Stelle. “Ribadisco di non aver mai ricevuto alcun biglietto dal ministro Boschi - fa sapere Dorina Bianchi - Per questo non posso neppure commentare le fantasiose ricostruzioni di Grillo, mancando proprio l’oggetto delle sue insinuazioni. A Grillo, oltretutto, sarà sfuggito che già venerdi scorso c’era stata la smentita. Evidentemente avrà fatto il weekend lungo..”.
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