Pier Silvio Berlusconi amava suo padre ma non condivideva un certo tipo della tv impostata dal Cavaliere. Il benservito a Barbara D'Urso e l'ingresso di Bianca Berlinguer sono solo i due esempi più evidenti del nuovo corso di Mediaset. Nel giorno dell'apertura del testamento di Silvio Berlusconi e della presentazione dei nuovi palinsesti della tv da lui creata, accade così che la Rai orfana di volti simbolo come Fabio Fazio, appaia indebolita, rispetto a una Mediaset moderatamente de-berlusconizzata (nonostante il cognome che porta Pier Silvio) e fresca di una campagna acquisti che va da Checco Zalone a Luciana Littizzetto. Strano, vero, immaginare quest'ultima o la figlia dell'ex leader del Pci nelle tv commerciali il cui motto era "Corri a casa in tutta fretta c'è un Biscione che ti aspetta". Certo, siamo a decenni di distanza dal duopolio tra il Biscione e il Cavallino simbolo della tv pubblica che ci riporta con la memoria agli anni Ottanta di Craxiana memoria. "Dopo anni, qualcosa sembra muoversi in Mediaset secondo un modello simil Rai o simil La7 - dice il direttore del CeRTA (Centro di Ricerca sulla televisione e gli audiovisivi) Massimo Scaglioni - Si tratta di una tv ripulita dal trash e orientata ad attirare anche un nuovo pubblico".
Ma la vera sfida, aggiunge, per la verità non dovrebbe essere tra vecchi attori televisivi. Altrimenti, mentre dominano gli streaming e i social video gratuiti, sarà niente di più che una guerra tra poveri. Ne parliamo oggi sul podcast di QN, "Un altro giorno".
Ha collaborato Marco Santangelo