Il Portogallo è tornato sulla mappa della Fomula 1, dopo una lunga assenza, nell'autunno del 2020. Lo ha fatto con una pista nuovissima per i Gran Premi, quella di Portimao (dove Lewis Hamilton ha anche battuto il record di vittorie di Michael Schumacher), dopo essere stato a lungo associato all'autodromo dell'Estoril, nella zona di Cascais, dove visse in esilio l'ultimo re d'Italia Umberto II di Savoia. Proprio lì, il 23 settembre del 1990 si verificò un episodio emblematico di ciò che la Ferrari è stata in alcuni momenti della sua storia. Leo Turrini lo racconta nel terzo episodio del podcast Profondo Rosso, con la testimonianza dell'ingegner Luigi Mazzola che al tempo era il responsabile della vettura di Alain Prost.
Dopo aver dominato le qualifiche, le Rosse di Nigel Mansell e del francese occupano l'intera prima fila. Prost può ancora strappare aritmeticamente il titolo mondiale a Senna, e giusto quel Gran Premio potrebbe rappresentare la svolta decisiva a favore del Cavallino, se tutta la squadra collaborasse per raggiungere quel traguardo. E invece, alla partenza, quando le macchine si lanciano sul rettilineo che porta alla prima curva accade l'incredibile. Dalla pole position, Mansell dà l'impressione di avere come unico obiettivo quello di danneggiare il compagno di scuderia: stringe la Ferrari di Prost contro il muretto che chiude la corsia dei box, costringendo il francese a inseguire per il resto del Gran Premio e, di fatto, a rinunciare al titolo mondiale.
Quello che accadde dopo la gara fu l'inizio di un disastro. Prost accusò la Ferrari di mancanza di organizzazione e precarietà nella gestione, il capo della scuderia Cesare Fiorio fu licenziato prima della fine della stagione 1991 e lo stesso Alain concluse prima del tempo il suo rapporto col Cavallino. Ma quella partenza incredibile dimostrò soprattutto quanto la Formula 1 sia affascinante, perché rappresenta un mix tra la tecnologia e l'elemento umano: non sempre basta avere una monoposto capace di grandi prestazioni – e in quella fine estate del 1990 la Ferrari aveva una buonissima macchina – per arrivare a vincere.