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Scopri come l'etimologia latina dell'urna collega il voto e le ceneri mortuarie in un significato sacro.
Le parole possono fare giri immensi e stupirci per il risultato a cui approdano. È il caso della parola urna. Cos’hanno in comune le urne intese come vasi per la conservazione di ceneri mortuarie e le scatole in cui inseriamo le schede elettorali?
Sono forse accomunate dal fatto di essere contenitori in cui mettere oggetti di diversa natura? Non proprio. La soluzione a questa domanda risiede come sempre nell’etimologia latina che accomuna i due lemmi.
Il latino “urna“ ha un significato vasto. Comprende tutto lo spettro di recipienti che va dalla brocca, al vaso, all’orcio. Per estensione, quindi, erano anche i vasi che venivano utilizzati per le elezioni o le estrazioni a sorte. Ma se prendiamo la stessa parola latina “urna“ e continuiamo a scavare, troviamo all’interno della sua radice il verbo “urere“. Verbo transitivo della seconda coniugazione che significa “bruciare“, “consumare“.
Che si tratti di un vaso contenente schede o di uno che custodisce ceneri, entrambi gli oggetti venivano considerati sacri dagli antichi romani. Il voto è sacro, così come ciò che resta dei nostri corpi: la politica si eleva alla sacralità della vita umana.
L’urna è stata quindi svuotata nel tempo di tutta la sua normalità, e ci arriva, come figura di vaso di grande levatura che contiene nientemeno che il sacro.
a cura di Sofia Spagnoli