Limitazioni allo screen time, bando degli smartphone, ritorno al cartaceo. È cominciato (e continua) così l’anno scolastico 2024/25 con, da una parte gli screenagers, i ragazzi della Gen Alpha e della Gen Z che passano troppe ore davanti agli schermi, e dall’altra insegnanti e genitori preoccupati degli effetti negativi dell’utilizzo eccessivo degli strumenti digitali sull’apprendimento, quali minore capacità di concentrazione e memorizzazione. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha quindi voluto scuole smartphone free, ribadendo la necessità di riscoprire strumenti didattici tradizionali, come il diario e la scrittura a mano. Un passo già compiuto da altri paesi, primo fra tutti, la Svezia, pioniere della digitalizzazione scolastica, dove si è tornati a un sistema di insegnamento ’classico’, rimuovendo i tablet e reintroducendo libri di testo e quaderni. Dopo che in Svezia, anche in Francia, Olanda, Belgio e Ungheria si sta sperimentando e applicando il divieto di utilizzo di telefoni cellulari, tablet e smartwatch nelle scuole elementari e secondarie.
Tra i motivi di questa scelta, i dati dell’indagine Pisa (Programme for international Student Assessment) realizzata dall’Ocse. È risultato infatti, che l’uso eccessivo di smartphone in classe nuoce all’apprendimento scolastico, con un declino a livello globale in matematica, lettura e scienze. In Italia poi, le prove Invalsi 2023 hanno rivelato che la metà degli studenti al termine delle scuole secondarie ha difficoltà nella comprensione del testo.
A chiedere più carta e penna e meno tablet a scuola anche gli insegnanti. Secondo una ricerca commissionata da Epson in Europa, il 68% dei docenti italiani (71% la media europea) desidera più materiali cartacei in classe (contro il 21% dei genitori italiani) e sempre il 68% degli insegnanti italiani (e il 62% dei genitori), ha notato un effetto benefico nell’uso di libri di testo e quaderni. Il 33,5%, invece, ritiene che l’uso del digitale a scuola possa avere un impatto negativo sull’apprendimento, il 42% ha visto un declino nelle capacità di lettura, il 38% una ridotta conservazione delle conoscenze, il 22% una diminuzione dell’impegno e il 15% una correlazione con una riduzione dei risultati. Tutti concordi , con oltre il 53% dei genitori e il 63% degli insegnanti, nel desiderare nelle scuole italiane un apprendimento ibrido, utilizzando la tecnologia per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento.
Anche l’Unesco, nel Global Education Monitoring Report, un rapporto pubblicato di recente curato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione e la cultura, fa un appello urgente affinché l’uso della tecnologia nell’istruzione sia appropriato, senza sostituire l’insegnamento tradizionale e l’interazione con gli insegnanti. A testimonianza dell’importanza di questo tema, proprio su richiesta del Ministro Valditara, il 25 novembre a Bruxelles si discuterà dell’utilizzo di smartphone e strumenti digitali a scuola.
a cura di Marina Santin