Gli adolescenti sono abilissimi nel coniare neologismi e a importare (e fare proprie) parole appartenenti ad altre lingue. Questa volta però, a utilizzare una nuova espressione che riguarda il loro mondo sono gli adulti, o meglio esperti e ricercatori. Si tratta del termine “mattering” che può essere tradotto con “sentirsi importanti” o “sentire di contare”, una sensazione basilare per il benessere umano, strettamente connessa al sentirsi valorizzati, ascoltati, apprezzati e capaci. A determinarla, secondo Rosenberg e McCollough, i primi ricercatori che, già nel 1981, hanno introdotto questo concetto, tre fattori: l’attenzione che le nostre azioni ricevono da parte delle altre persone, l’importanza che ci viene riconosciuta e la dipendenza che hanno nei nostri confronti, ovvero quanto ricercano il nostro consiglio nei momenti di bisogno.
Per i ragazzi della generazione Z equivale quindi alla percezione che hanno del loro contare per gli adulti e in generale per le persone con cui si relazionano. Da non sottovalutare poi che il mattering, sebbene sia considerato un bisogno umano fondamentale e universale, si manifesta soprattutto nei momenti di transizione della vita, in particolare durante l’adolescenza. In questo periodo infatti, nei ragazzi si acuisce il “senso di contare” e il sentirsi considerati aumenta la sensazione di valere qualcosa, l’autostima e l’autoaccettazione.
Tre, le principali forme di mattering: interpersonale, familiare e scolastico, ovvero la percezione che hanno gli adolescenti del loro poter contare a scuola. Ed è proprio quest’ultimo a essere associato a molteplici benefici come minore stress e disagio psicologico, sviluppo di strategie di coping efficaci nel contesto scolastico (ovvero comportamenti per fronteggiare e minimizzare situazioni sfidanti o avverse), rendimento positivo e maggiore motivazione e impegno, frutto anche dell’avvertire che gli insegnanti tengono non solo al loro apprendimento ma anche a loro come persone.
A confermare gli effetti positivi del mattering scolastico, la recente rilevazione effettuata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che ha coinvolto ottocento ragazzi tra i 14 e i 19 anni. I risultati mostrano che i ragazzi sentono di poter contare a scuola più delle ragazze e che gli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 16 anni percepiscono di contare di più rispetto a quelli tra i 17 e i 19 anni. Questo conferma che le ragazze si sentono maggiormente giudicate e avvertono su di sé maggiori aspettative, e questo abbassa la loro autostima ed autoefficacia.
a cura di Marina Santin