Vecchi reati e nuovi metodi per commetterli. L’avanzata delle tecnologie modifica e rende ancora più spietati crimini già odiosi quali l’estorsione. Al punto che anche la lingua si adegua, plasmando parole capaci di identificare la diffusione di comportamenti illeciti già noti ma reinterpretati “al passo con i tempi“.
E’ il caso del “sextortion“, col quale si intende un reato di estorsione a sfondo sessuale che nel nuovo millennio, diventa più frequente grazie alle nuove tecnologie informatiche e alla nascita dei social network. Social che rendono più semplice e immediato lo scambio di quei contenuti di natura sessuale sfruttati dai criminali per ricattare le vittime, attraverso diffusione di messaggi di testo, foto o video.
Il fenomeno diventa esponenziale tra il 2017 e il 2018, tanto che si moltiplicano in rete gli articoli e gli interventi di blog e periodici che affrontano l’argomento per sensibilizzare gli utenti sui pericoli del web e spiegare in che cosa consista tale tipologia di ricatto, contribuendo all’affermazione del termine. Anche l’Accademia della Crusca registra il neologismo, spiegando che si tratta di "un prestito integrale dall’inglese sextortion, parola formata dalla fusione di sex ‘sesso’ e (ex)tortion ‘estorsione’, sul modello di sexting ‘invio, tramite le nuove tecnologie telematiche, di materiale sessualmente esplicito".
A cura di Olga Mugnaini