Un termine arcaico di origine greca, utilizzato ora per indicare scenari abominevoli, disumani. Più precisamente, al giorno d’oggi (e a partire dal ventesimo secolo) la parola “olocausto“ viene utilizzata comunemente per identificare la strage perpetuata dai nazisti, che ha portato alla morte di 6 milioni di ebrei. Tante volte questo lemma viene erroneamente utilizzato come sinonimo di Shoah. In realtà si tratta di due termini ben distinti tra loro, che hanno una diversa storia, origine e connotazione. Olocausto, come si diceva, deriva dal greco antico “olos“ “tutto“ e “kaustos“ , “bruciato“: tradotto liberamente come “bruciato per intero“ o completamente bruciato”. Richiama l’allora comune pratica del sacrificio, in cui la vittima veniva consumata dal fuoco sacro, sia che fosse un animale o un essere umano.
Questa connessione etimologica potrebbe suggerire un parallelismo con l’Olocausto nazista, durante il quale gli ebrei venivano bruciati nei forni crematori, ma il significato è fuorviante e offensivo nei confronti delle vittime. Nel caso della persecuzione nazista, infatti, non si trattò di un sacrificio rituale a una divinità, ma di un progetto politico sistematico e barbaro di sterminio. Per questo, da qualche decennio, si è diffuso, e viene preferito, il termine ebraico Shoah, che significa “distruzione totale“, “devastazione completa“.
a cura di Sofia Spagnoli