Giovedì 27 Giugno 2024

Musica popolare in Costituzione: "Quelle canzoni parlano di noi"

Il "sogno" di Antonello Venditti è estendere la tutela che spetta già alle altre arti

Musica popolare in Costituzione: "Quelle canzoni parlano di noi"

Musica popolare in Costituzione: "Quelle canzoni parlano di noi"

"Rinuncerei a tutto quello che ho da dire solo per perorare che la musica popolare contemporanea entri nella nostra Costituzione così come lo sono altre arti". Parola e proposta di Antonello Venditti, cantautore di professione e giurista di formazione, in occasione della presentazione della ristampa per il quarantennale dell’album Cuore – quello di Notte prima degli esami e Ci vorrebbe un amico – al Ministero della Cultura, il 7 maggio scorso.

"La musica popolare contemporanea, la musica pop, non è riconosciuta da nessun governo per ora - ha sostenuto Venditti - Nessuno ha pensato che deve essere sostenuta. Vorrei che la musica entri nella nostra Costituzione, come è lo sport, come lo sono tutte le arti, il cinema, il teatro". Anche se in vero la Carta non fa volutamente distinguo o elenchi in tema di promozione dello sviluppo della cultura e tutela del patrimonio storico artistico (art. 9), "diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero" (art. 21) e libertà delle arti e il loro insegnamento (art. 33). Formulazioni che comprendono, insieme alla libera espressione, la tutela dell’intero patrimonio sia naturale che antropologico e culturale: dal paesaggio delle colline toscane plasmato dalla secolare azione umana, alle avanguardie sperimentali sempre trascurate.

Per realizzare il proprio "sogno", il cantautore romano ha elaborato una proposta di legge con l’avvocato Luca Pardo, volta a riconoscere il valore educativo della musica popolare sulla falsa riga di quanto accaduto per l’attività sportiva, inserita nel 2023 in calce l’articolo 33. L’ipotesi è "piaciuta molto" al sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, che si dichiara propenso a "dare seguito" e "sostenerla". Esiste un autorevole precedente. Nella moderna e libertaria Carta del Carnaro, redatta dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris e messa in prosa da Gabriele D’Annunzio durante l’occupazione di Fiume del 1919-20, erano istituite "una scuola di Arti belle, una Scuola di Arti decorative, una scuola di Musica". E tutte le grandi esecuzioni erano tutte "gratuite". Anche oggi in Italia la questione dirimente attiene il sostegno economico pubblico e privato alle arti, nelle forme liberamente preferite e praticate da ciascuno, quali condizione per il libero sviluppo della "persona umana" sancito dall’art. 3.

A cura di Cosimo Rossi