Lunedì 15 Luglio 2024

L’incubo del ’binge drinking’. Abbuffate alcoliche senza freni

Un problema che riguarda sempre più ragazzi. I consigli dello psicologo

L’incubo del ’binge drinking’. Abbuffate alcoliche senza freni

L’incubo del ’binge drinking’. Abbuffate alcoliche senza freni

L’uso e, spesso l’abuso, di alcool fa ormai parte delle abitudini comportamentali anche dei più giovani. "La motivazione principale che spinge i ragazzi a bere - spiega Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia - è il bisogno di staccare la spina. Si rifugiano nell’alcool per spegnere il loro stato emozionale, per non sentire quel dolore che provano dentro e che non sanno gestire. È un uso quasi lenitivo".

Può darci qualche dato?

"Con il Centro di studi sull’infanzia e l’adolescenza Semi di Melo che gestisco, facciamo continuamente indagini nelle scuole. Da una ricerca su un campione di oltre 20.000 studenti delle scuole superiori con un’età media di circa 16 anni sono emersi dati preoccupanti. Oltre il 36% dei ragazzi ha dichiarato di spendere i suoi soldi in alcool. Quanto alle motivazioni, se un tempo, una quindicina d’anni fa, la prima risposta era l’imitazione dei coetanei, oggi lo fanno per piacere, in primis, e poi per affrontare i momenti difficili. L’imitazione è al terzo posto. Solo il 50,7% afferma di non essere mai arrivato ad ubriacarsi e quando si guarda alla frequenza, il 7,8% beve una volta la settimana".

A preoccupare sono anche i modi di assunzione.

"Innanzitutto, solo il 57% dei ragazzi è consapevole della pericolosità del bere alla loro età. La piena maturazione cerebrale si ha dopo i 21 anni, quindi ’abbuffarsi di alcolici’ con il binge drinking, l’andare in coma etilico o il bere eccessivamente mentre il cervello è ancora in formazione crea un danno organico permanente e non si torna più quelli di prima".

Quale sarebbe la prima cosa da fare?

"Io punto molto sul concetto di una comunità educante perché è la società che è tossica. Non ci sono solo le istituzioni, le comunità, gli ambulatori, i servizi che si occupano di dipendenze. Da soli non si fa nulla, tutta la comunità deve rispondere al disagio che si vive all’interno del territorio. Fondamentale poi alzare la testa, veicolare certi concetti, coinvolgere i genitori nelle tematiche educative, e spingere la politica ad ascoltare il basso, non possiamo più calare dell’alto delle progettualità, bisogna farle crescere. Saranno i giovani che salveranno i giovani e noi come adulti dovremmo essere con loro. Per questo punto molto sul concetto di relazioni, dobbiamo dargli qualcosa di diverso, fargli gustare il bello delle relazioni, portarli allo sballo nella normalità, nella quotidianità, non nel cercare alternative trasgressive".

a cura di Marina Santin