Martedì 11 Febbraio 2025
MAURIZIO COSTANZO
QN Nuove generazioni

Le colonnine? Poco remunerative

La diffusione delle auto elettriche è ostacolata da scarsa rimuneratività e infrastrutture insufficienti. Servono più colonnine.

La diffusione delle auto elettriche è ostacolata da scarsa rimuneratività e infrastrutture insufficienti. Servono più colonnine.

La diffusione delle auto elettriche è ostacolata da scarsa rimuneratività e infrastrutture insufficienti. Servono più colonnine.

La diffusione delle auto a basse emissioni è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Tuttavia per raggiungere questo obiettivo e favorire una sempre maggiore diffusione dei veicoli elettrici, la presenza e i vantaggi delle infrastrutture di ricarica giocano un ruolo importante. Quello che emerge da un rapporto sulle ‘colonnine’ del centro di analisi e ricerche Ref, è che al momento sono diversi gli ostacoli da superare, dalla scarsa rimuneratività degli investimenti e lo scetticismo dei consumatori.

Come vanno le cose in Europa? La situazione non è certo rosea. Secondo la Commissione europea, per garantire un livello di elettrificazione dei veicoli necessario a raggiungere l’obiettivo del 55% di riduzione della CO2 dei veicoli leggeri, entro il 2030 dovranno essere operativi 3,5 milioni punti di ricarica pubblica. Ma alla fine del 2023 i punti di ricarica pubblici presenti erano ancora 632.423. Secondo lo studio di ACEA, (European Automobile Manufacturers’ Association), per centrare l’obiettivo di elettrificazione il numero di infrastrutture dovrà essere addirittura superiore: almeno pari a 8,8 milioni di punti di ricarica, per arrivare a 18,8 milioni entro il 2035.

E nel nostro Paese com’è la situazione? In Italia (secondo gli ultimi dati di Motus-E pubblicati a gennaio) a settembre 2024 si è registrato un aumento del 28% dei punti di ricarica installati rispetto a settembre 2023. Risultano presenti sul territorio 60.339 punti di ricarica al 30 settembre 2024, il doppio rispetto ai punti di ricarica presenti fino a due anni fa (32.776). Per la stragrande maggioranza si tratta di colonnine di tipo Medium-Speed AC, ossia quelle con potenza compresa tra i 7,4 kW e oltre i 22 kW. Ma crescono le colonnine di tipo Fast DC con potenza fino a 150 kW. La quota dei punti DC cresce con ritmi maggiori rispetto al 2022, così come la quota dei punti ultraveloci (con potenza superiore a 150 kW) cresce in termini assoluti: delle colonnine installate nell’ultimo anno, il 49% è di tipo veloce e ultraveloce.

Un dato è certo: servono più colonnine, ma la nota stonata è rappresentata dal fatto che la remunerazione dell’investimento è ancora scarsa. "Allo stato attuale - scrive il Ref - il progetto genera un flusso di cassa totale che è esattamente uguale all’investimento iniziale, senza però alcun rendimento del capitale investito. Affinché gli investimenti possano generare un flusso di cassa totale maggiore rispetto all’investimento iniziale è necessario modificare la percentuale del fattore di utilizzo annuo, ipotizzando una crescita media annua maggiore rispetto a quella attuale. Per le colonnine "Fast" ed "Ultra-fast" si ottiene un ritorno economico positivo, seppur non sufficientemente elevato, ipotizzando una crescita media annua del fattore di utilizzo pari al 15%. Per avere un ritorno economico più consistente, la crescita media dovrà raggiungere il 23-30% annuo".

Cosa fare? "Il pieno sviluppo del settore - scrive Ref - passa dalla creazione di un contesto di mercato e regolatorio in grado di supportate la transizione. Per farlo, è necessario agire su molteplici canali: dal lato dell’offerta, attraverso la piena implementazione delle disposizioni contenute nella direttiva “Red III“ legate allo sviluppo di meccanismi di incentivi per i fornitori di servizi di ricarica. Dal lato della domanda, attraverso la defiscalizzazione delle flotte aziendali elettriche quale strumento per sviluppare un parco elettrico congruo con gli obiettivi di decarbonizzazione".

a cura di Maurizio Costanzo