Sabato 26 Ottobre 2024

Le cinture riducono la mortalità del 27%

NONOSTANTE I DATI, UN TERZO DELLE PERSONE DIMENTICA DI ALLACCIARLE. RISCHIANDO MULTE E ANCHE LA VITA

Le cinture riducono la mortalità  del 27%

NONOSTANTE I DATI, UN TERZO DELLE PERSONE DIMENTICA DI ALLACCIARLE. RISCHIANDO MULTE E ANCHE LA VITA

L’11 aprile del 1988 arrivava in Gazzetta Ufficiale il decreto che disciplinava l’obbligatorietà delle cinture di sicurezza nelle auto degli italiani. Entrava così in vigore la legge che introduceva anche nel nostro Paese l’obbligo di installare e di usare le cinture di sicurezza di tipo omologato a bordo dei veicoli. La loro introduzione ha fornito un importante contributo al miglioramento della sicurezza sulle strade, visto che da sole – senza l’aiuto aggiuntivo degli airbag – hanno, negli anni, salvato circa il 27% delle persone coinvolte in incidenti altrimenti mortali.

Ancora oggi, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza è tra le tre violazioni più comuni del Codice della Strada. Tuttavia, conoscere le regole è fondamentale non solo per l’incolumità di chi guida e dei passeggeri, ma anche per evitare sanzioni. Questo sistema di sicurezza passiva è progettato per proteggere conducente e passeggeri riducendo il rischio di lesioni gravi non solo in caso di incidente, ma anche per frenate improvvise, prevenendo sbalzi violenti, impatti e altre conseguenze fisiche potenzialmente letali, anche dovute all’attivazione di altri sistemi di sicurezza, come l’airbag. Proprio per la loro funzione salvavita, il conducente è responsabile di fare una manutenzione periodica. È l’articolo 172 del Codice della Strada a disciplinare l’uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta per bambini, e specifica anche i veicoli per i quali è obbligatorio l’uso delle cinture. Innanzitutto ciclomotori a quattro ruote, ovvero quadricicli leggeri con una massa a vuoto pari o inferiore a 350 kg, una velocità massima di 45 km/h e una cilindrata massima di 50 cm³ (o una potenza massima di 4 kW per i motori elettrici); veicoli a quattro ruote con almeno quattro posti a sedere, destinati al trasporto di persone; veicoli a quattro ruote destinati al trasporto di merci. Inoltre, i bambini di statura inferiore a 1,50 m devono essere assicurati al sedile con un sistema di ritenuta per bambini, ovvero in seggiolino. La normativa specifica anche chi non ha l’obbligo di indossare le cinture di sicurezza: tutte categorie legate a motivi di carattere emergenziale, professionale o di natura fisico-sanitaria. Al di fuori dei casi di esenzione, dunque, chi non rispetta l’obbligo di utilizzo delle cinture di sicurezza è soggetto a sanzioni.

Il conducente che viola questa norma va incontro alla decurtazione di 5 punti dalla patente. Deve assicurarsi che tutti i passeggeri a bordo indossino le cinture di sicurezza, e se rifiutano, è obbligato a vietare loro di salire sul veicolo. E poi ci sono le multe: chi non utilizza questi dispositivi di sicurezza può avere una multa che va da 83 a 332 euro. Inoltre, se il conducente infrange questa norma per due volte nell’arco di due anni, rischia la sospensione della patente per un periodo che varia da 15 a 60 giorni. Chi manomette o ostacola il corretto funzionamento delle cinture di sicurezza è soggetto a una sanzione compresa tra 41 e 167 euro. Per chi produce, importa o commercializza dispositivi di ritenuta non omologati, la multa può variare da 866 a 3.464 euro.

E dopo avere parlato di regole, una piccola curiosità. Le prime cinture di sicurezza furono ideate nel 1903 dal canadese Gustave Désiré Lebeau, che inventò delle cinghie in cuoio chiamate "bretelle di sicurezza". La prima vettura a essere equipaggiata con questo dispositivo di sicurezza passiva fu la Tucker Torpedo, prodotta in 51 esemplari nel 1948. Le cinture di sicurezza iniziarono a guadagnare consensi solo nel 1957, quando furono utilizzate in alcune auto da corsa, e la loro diffusione si estese principalmente a partire dagli anni sessanta.

a cura di Maurizio Costanzo