Sabato 5 Ottobre 2024

Lavorare per l’Ue. I percorsi di studio

Il quotidiano ’politico’ ha analizzato i cv di 600 funzionari. Quasi un terzo del campione ha una laurea in giurisprudenza.

Lavorare per l’Ue. I percorsi di studio

Lavorare per l’Ue. I percorsi di studio

Un uomo di 57 anni con almeno due lauree, di cui una in giurisprudenza. In estrema sintesi, è il ritratto dell’alto funzionario ’medio’ dell’Unione europea, in base all’analisi del background formativo di oltre 600 funzionari ed europarlamentari effettuata da Politico, quotidiano che si occupa degli affari politici dell’Ue. Un messaggio chiaro che è emerso dal set di dati è che per farcela nelle istituzioni europee è necessaria almeno una laurea, meglio se due o tre. Nessuno degli alti funzionari nel campione aveva saltato l’università, mentre solo il 9% degli europarlamentari non aveva una laurea.

Per quanto riguarda l’indirizzo di studio più ’utile’ per perseguire una carriera ai piani alti dell’Ue, quasi un terzo dei funzionari e dei deputati ha conseguito una laurea in giurisprudenza. Per il resto dominano gli indirizzi ’non scientifici’ come economia, scienze umanistiche, e scienze politiche: solo il 5% degli europarlamentari e il 2% dei funzionari Ue hanno una laurea in medicina o in scienze della salute. Laureatasi nel 1987 in medicina, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è una di loro. La mancanza di esperti scientifici alla guida dell’Ue è un problema, afferma Matthias Girod, segretario generale di EuroScience, "perché per poter affrontare le grandi sfide come il cambiamento climatico è fondamentale avere più scienziati anche in posizioni decisive e non solo come consulenti".

Le università da dove proviene la maggior parte degli ’eurocrati’ sono belghe, con il Collegio d’Europa di Bruges, la Libera università di Bruxelles e l’Università Cattolica di Lovanio in cima alla lista. Seguono poi la Sapienza di Roma, la London School of Economics e l’Università di Vienna. L’unico altro ateneo italiano che rientra nella top 20 (al 16esimo posto) è la Bocconi, con il 1,4% del campione che ha conseguito un titolo di studio lì. Sembra contare, inoltre, la mobilità internazionale: il 41% ha studiato in almeno due Paesi diversi.

a cura di Fruzsina Szikszai