Ondate di calore, siccità, inondazioni: non c’è pace per le realtà urbane europee. I dati parlano chiaro, e sono allarmanti: se il caldo estremo d’estate fa impennare la colonnina di mercurio fino a toccare temperature record, nelle aree urbane va ancora peggio, visto che si registrano rispetto alle aree circostanti fino a 10-15°C in più. Per non parlare del fatto che, con l’arrivo delle piogge, il 10,6% delle aree urbane d’Europa è a rischio alluvione. Ecco perché si stanno moltiplicando gli appelli di molteplici organizzazioni internazionali ad investire nella resilienza sociale e urbana. La parola d’ordine è agire, e subito, visto che le possibili conseguenze dei cambiamenti climatici, presenti e future, variano non solo in base alle diverse aree geografiche d’Europa, ma dipendono anche dal "grado di esposizione al rischio" e dunque alla vulnerabilità di persone, cose ed ecosistemi.
Da parte sua l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), pubblicando il rapporto ’Adattamento urbano in Europa: cosa funziona?’, traccia una rotta verso il futuro. E oltre all’esame dettagliato delle misure che si stanno già intraprendendo in risposta ai crescenti rischi climatici, dal livello comunitario a quello locale, lancia allo stesso tempo un appello all’azione urgente, delineando una panoramica di strategie, azioni e politiche efficaci e coerenti a tutela della salute, del benessere e dell’ambiente. Una cosa è certa, le città, con le loro trasformazioni sostanziali in atto nei sistemi urbani (come mobilità, energia, alimentazione e costruzioni) giocano un ruolo chiave nella sfida che punta a migliorare la resilienza delle società europee.
Ma nello specifico, quali azioni stanno già compiendo per garantire un sempre maggiore adattamento urbano in Europa ai rischi connessi al cambiamento climatico? Amsterdam, ad esempio, col progetto Urban PhotoSynthesis punta a combinare la raccolta dell’acqua piovana, tetti verdi, uso circolare dell’acqua e pannelli solari per rinfrescare la città, aumentare comfort abitativo e rendimento energetico e ridurre il carico sulle risorse idriche. Parigi invece ha abbracciato il concetto di ‘città dei 15 minuti’ come strategia centrale per affrontare le sfide climatiche e sociali, puntando a creare una città che permetta ai residenti di soddisfare le loro esigenze quotidiane con spostamenti massimi da casa di 15 minuti, a piedi, in bicicletta o in autobus. Madrid ha deciso invece di puntare sul verde per diventare una città a impatto climatico. Per mitigare il clima e allo stesso tempo sostenere la biodiversità, ha promosso la realizzazione di un anello verde boscoso attorno centro urbano, ribattezzato la ’Foresta Metropolitana di Madrid’.
A Barcellona il rischio di inondazioni urbane è stato ridotto fino al 75% grazie all’installazione di una rete di serbatoi di acqua piovana, monitorati da remoto tramite un sistema Ict. In caso di alluvione, Santander può contare sui dati di ben 20mila sensori collegati e installati in tutta la città, dalle fontane ai parchi alle infrastrutture pubbliche, per attivare piani di emergenza tempestivi. Anche Rotterdam ha integrato tecnologie Ict nei propri sistemi di controllo delle inondazioni, sotto forma di strumenti di previsione integrati e sensori in grado di registrare in tempo reale le condizioni degli argini. A Göteborg invece, in Svezia, la pioggia diventa risorsa. Ne è un esempio una nuova scuola a Torslanda, dove la pioggia dai tetti viene convogliata in piscine e poi attraverso un canale che attraversa il cortile della scuola, e dove i bambini possono giocare su apposite gradinate in un’area verde.
a cura di Maurizio Costanzo