Domenica 6 Ottobre 2024

Giubbotti di pelle e tinte audaci. Lo stile (anche di vita) dei punk

I ragazzi inglesi che si sentivano disprezzati, scartati, rifiutati dal conformismo

Giubbotti di pelle e tinte audaci. Lo stile (anche di vita) dei punk

Giubbotti di pelle e tinte audaci. Lo stile (anche di vita) dei punk

Punk. In una parola: feccia. Più prosaicamente: immondizia, materiale di qualità scadente. Ovvero tutto quel che è disprezzato, scartato, rifiutato dal conformismo della società benestante. Che è come si sentivano le giovani generazioni angloamericane degli anni ‘70 e ‘80. Niente di meglio, perciò, che rimarcarlo attraverso atteggiamenti, guardaroba, gusti, costumi volutamente oltraggiosi: creste mohawk a tinte sgargianti, giubbotti di pelle, t-shirt strappate e personalizzate, jeans sdruciti, cinture borchiate, scarponi da lavoro – come le celebri Dr. Martens che diventeranno il must della frangia nazi –, puzzo di birra, rabbia e improperi. Welcome to the punk style: la subcultura giovanile più provocatoria, dissacrante, eccessiva e rumorosa di fine Novecento, cui è dedicata questa puntata del viaggio attraverso i movimenti giovanili.

Punk si legge già in William Shakespeare per ’prostituta’ o, appunto, ’feccia’. Ma la definizione punk compare all’alba degli anni Settanta in riferimento alle cosiddette garage band degli anni precedenti. Riff elementari, ritmi incalzanti, distorsori fumanti, volumi eccessivi. Nel 1969 gli Mc5 e gli Stooges di Iggy Pop riverberano l’eco delle fabbriche di Detroit: è il proto punk. Poi arriverà l’onda newyorkese punk rock dei Ramones e New York Dolls. Ma anche il glam di Blondie. E dall’Ohio l’elettronica underground dei Devo.

Ma è in Inghilterra che deflagra il punk. L’economia è in piena recessione, i servizi pubblici al collasso, gli scontri di piazza frequenti, l’impero coloniale in declino. La frustrazione giovanile prende la via della rabbia e il disgusto nei riguardi della società in declino. Il punk è la risposta. Il manager musicale Malcolm McLaren e la moglie stilista Vivienne Westwood importano le sonorità americane e definiscono lo stile, grazie anche al negozio ’Sex’ di Kings Road. In questo contesto entrano in scena i Sex Pistols, che esordiscono nel 1975 nei dintorni di Londra, introducendo testi e atteggiamenti sempre più scandalosi durante concerti spesso interrotti dalle risse tra il pubblico e caratterizzati dal ’pogo’.

I Pistols rappresentano l’apice autodistruttivo: lo street punk più trasgressivo, tendenzialmente anarco individualista. Ma il punk dalla metà degli anni ‘70 si dirama per numerosi filoni. I Clash finiranno per dividersi anche per l’avversione di Joe Strummer (strimpellatore) nei riguardi dell’abuso di droghe. In contrapposizione alle tendenze più distruttive, lo ’straight edge’ prende la direzione di stili di vita sobri, che rifiutano i veleni imposti dalla società capitalista.

a cura di Cosimo Rossi