La presenza sempre più importante, sia in ambito scolastico che sociale, di giovani con differenti riferimenti culturali e religiosi, implica un ripensamento del rapporto tra spiritualità e azione educativa e formativa della scuola. I ragazzi infatti, mostrano interesse verso la dimensione spirituale dell’uomo e dell’educazione, non di tipo esplicitamente religioso ma piuttosto connessa alle esperienze di vita. Per loro, che non danno nulla per scontato e non comprendono la pretesa degli adulti o delle istituzioni religiose di possedere la verità, fare esperienze è più importante che trovare ragioni per credere. La religione viene messa in standby e la definizione di sé in rapporto alla spiritualità diventa il frutto di una scoperta interiore che giungerà a esiti diversi a seconda di ciò che si è vissuto.
A confermarlo, un’indagine dell’Università di Torino che ha evidenziato l’esigenza dei ragazzi di avere percorsi formativi per la promozione di una migliore conoscenza delle credenze spirituali, religiose e non religiose con il coinvolgimento e la collaborazione delle diverse confessioni al fine di favorire il dialogo interculturale. Inoltre, il 52,5% degli studenti vorrebbe vivere la spiritualità in spazi comuni e condivisi ed è interessato a organizzare e promuovere attività culturali di sensibilizzazione e sostegno del dialogo e del confronto tra le diverse credenze, culture e tradizioni.
Che la spiritualità sia presente nella vita dei giovani e che oggi, sia legata, non tanto alla religione in sé, quanto a una condivisione di valori, obiettivi e pensieri, indipendentemente dall’essere cattolici o non cattolici, credenti o atei, lo sottolinea anche una recente indagine internazionale su giovani, valori e religione (Young People: Expectations, Ideals, Beliefs) promossa dal Gruppo di ricerca Footprints della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, insieme ad altre sette università del mondo che ha coinvolto i giovani tra i 18 e i 29 anni di otto paesi: Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito. La maggioranza dei ragazzi è concorde sulla presenza della spiritualità nella propria vita (73%) e sul fatto che la Chiesa sia un’istituzione che contribuisce al bene della società (84% dei credenti e 73% degli atei). La maggiore convergenza si ha però quando si tratta di valori. Per il 91% di loro, la corruzione politica è uno dei più gravi problemi sociali al mondo e le tematiche ambientali rappresentano una grandissima sfida per l’umanità. Il ruolo del percorso formativo scolastico quindi, sembra essere sempre più quello di aiutare i ragazzi nel fare le esperienze necessarie per scoprire la spiritualità che unisce di fronte alla diversità, impostando il dialogo su una base che permetta un reale scambio di valori e credenze, centrato sulla pace, la giustizia e la solidarietà. Una forma di spiritualità - come affermato dal Dalai Lama - che riunisca tra loro intelletto, conoscenza e cuore buono.
a cura di Marina Santin