Se in alcune città il trasporto di superficie e sotterraneo è intasato e i lavori di potenziamento sembrano ostacoli insormontabili, una soluzione è sfruttare il cielo e permettere ai cittadini di viaggiare con dei ‘tram volanti’. Come? Con la realizzazione di alcune funivie. Il loro utilizzo è associato, almeno nell’immaginario collettivo, all’ambito turistico montano. Tuttavia, soprattutto tra il 2010 e 2023, questi impianti sono stati installati anche in contesti urbani, soprattutto in Asia e Sud America. Si tratta di una soluzione per la mobilità (anche con impianti misti di funicolari e ascensori) adottata anche in alcune città europee come Londra e Barcellona, e italiane come Milano, Venezia, Perugia, Pisa.
I vantaggi di questi impianti sono diversi, a cominciare dalla bassa occupazione di suolo e dalla sostenibilità ambientale: alimentati elettricamente, non hanno alcuna emissione inquinante. Sono tra i mezzi più sicuri, hanno bassi costi d’installazione e di esercizio. Ma se i contesti geografici poco omogenei dell’America Latina hanno portato a favorire enormemente questa tipologia di sistemi di trasporto moderni e avveniristici, in Europa invece la loro diffusione resta contenuta. Per diverse ragioni: essendo efficaci solo in segmenti rettilinei, le limitazioni del percorso sono evidenti. E poi non devono intaccare i numerosi patrimoni storici da un punto di vista estetico. Senza considerare il timore degli aerei che sorvolano le abitazioni in caso di incendio. C’è anche la questione dell’integrazione urbana in contesti abitativi già molto edificati. E poi non si può pensare di interrompere il servizio per molto tempo per la manutenzione, che deve necessariamente essere organizzata di notte.
Le soluzioni ci sono: per ridurre il disturbo acustico, ad esempio, ci sono funi capaci di generare minori vibrazioni e dunque minor rumore. Un altro nodo critico è costituito dalla complessità del rimessaggio o ’garaging’ dei mezzi durante i periodi di inattività: una soluzione si trova talvolta nell’impiego di sistemi che consentono lo stoccaggio delle cabine direttamente nell’area di imbarco e sbarco. Nel caso di guasti è fondamentale gestire la situazione senza divulgare informazioni che potrebbero causare panico tra i passeggeri. Perciò, le esercitazioni devono essere regolari per preparare il personale a gestire situazioni di emergenza di questo tipo, esercitazioni che devono essere organizzate con regolarità adeguata anche al ricambio del personale.
In America Latina, così come in Europa, manca però una regolamentazione specifica per questi sistemi a fune urbani, se non per l’esistenza delle ’Linee guida per la progettazione dei sistemi di trasporto persone ad automazione integrale con trazione a fune’ del 2018. Attualmente, la progettazione si basa dunque su standard europei limitati prevalentemente ai contesti montani e turistici. Ma se gli impianti a fune da una parte hanno un grande potenziale, non sono certo immuni da limitazioni che possono farne restringerne l’ambito applicativo. Ad esempio i sistemi urbani aerei comportano il sorvolo sopra le persone, e attraversano zone prossime agli edifici. In questo modo possono generare potenziali problemi di violazione della privacy. Nella fase di realizzazione di questi impianti è dunque necessario coinvolgere la cittadinanza per evitare delle opposizioni ai progetti. Si pone poi l’interrogativo su cosa accadrà dopo la vita utile di questi impianti, che si aggira sui 25 anni. L’attenzione ai passeggeri resta cruciale, poiché sono loro, con i loro comportamenti, a determinare il successo del sistema.
a cura di Maurizio Costanzo