La Pantera è stato a suo modo il primo movimento mediatico della sua epoca. Non solo il fax è stato lo strumento di comunicazione privilegiato per scambiare documentazione (quasi) in tempo reale, ma gli studenti hanno a loro modo intercettato e utilizzato il crescente impatto della stampa e della tv degli anni Novanta.
Il rapporto tra il movimento e i media è subito critico, in quanto molte testate giornalistiche non lesinano stereotipi, avvalorati anche dal ministro dell’interno Antonio Gava, che ha paventato infiltrazioni terroristiche. Gli studenti elaborano perciò un vero e proprio protocollo comportamentale da adottare nel rapporto coi media. Ogni facoltà redige un proprio regolamento in base al quale i giornalisti vengono sempre accompagnati nelle visite alle occupazioni, dove ognuno parla a titolo personale, e minacciando di espellere dalle assemblee i cronisti che hanno dato informazioni false. Per questo gli studenti scelgono di partecipare solo ad alcuni talk show, come Samarcanda di Michele Santoro, disertandone la gran parte.
La Pantera rappresenta anche una delle prime esperienze di sviluppo delle reti di controinformazione, compresa la sperimentazione telematica non solo attraverso i fax, ma anche coi primi elaboratori collegati in rete, come nel caso di Okkupanet. Si realizzano inoltre i primi network controinformativi e controculturali, come il Videogiornale del Dams occupato di Bologna.
a cura di Cosimo Rossi