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Cambiano le persone, cambiano le città
Pensavamo che le città rimanessero ferme sui loro mattoni. E invece no: i giovani sono insoddisfatti, hanno una loro visione e vogliono che siano i luoghi dove vivono a cambiare per adattarsi alle loro esigenze, e non viceversa.
La società di consulenza Zelo ha sondato percezioni e opinioni di ragazze e ragazzi nati tra il 1997 e il 2012, raccogliendo oltre 2.000 idee. Dunque, in che città vuole abitare la Generazione Z? Sicuramente diversa da quelle odierne, a cominciare dal capitolo mobilità. La Gen Z crede che le Google Car e le microcar come le AMI migliorerebbero la vivibilità urbana e la qualità della vita. Sono sempre più convinti che investire in tecnologie verdi e incentivare l’adozione di veicoli elettrici può rappresentare un passo importante verso una città a misura di futuro.
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, nessuno dei ragazzi ha dubbi sulla necessità assoluta della loro utilità, ai fini di una buona vivibilità dello spazio condiviso. Tuttavia il percepito del trasporto pubblico non è certo roseo: Roma "è un casino", Milano il ritratto dell’efficienza "ma costosa", a Napoli i mezzi "non sono neanche presi in considerazione", a Torino "si fa prima a piedi". La proposta della GenZ per spostarsi in libertà nella loro città ideale è: nessun abbonamento mensile, piuttosto biglietti con costi ’a tratta’. I ragazzi dunque non si sentono a loro agio con la programmazione, neppure quando questa è a breve termine. Per farla semplice: meglio pagare in base alle fermate che si fanno.
Altra regola d’oro: la città non deve essere solo pulita, ma avere anche uno sfondo sobrio, come una quinta teatrale. Gli angoli più cercati sono quelli instagrammabili, senza troppi cantieri aperti. I ragazzi cercano continuamente spazi dove andare, stare e sostare. Desiderano aree verdi funzionali, e alle aiuole e alle rotonde puramente decorative preferiscono un verde vivibile, con cinema all’aperto, bar, campi da basket, calcio, pallavolo, spazi per picnic.
E poi c’è il capitolo sicurezza: la GenZ, soprattutto le ragazze, non si sentono affatto protette nelle proprie città, perciò propongono di utilizzare app che segnalino le zone pericolose.
E ai centri storici, in balìa dei turisti, poco accessibili e molto costosi, la GenZ preferisce la periferia, che non viene più percepita come un piano B, anzi. Il 42% degli intervistati sarebbe disposto a spostarsi per perseguire il successo, ridurre le spese di vita e soddisfare le proprie esigenze e aspirazioni in maniera sostenibile. Insomma le città non sono più solo luoghi fisici ma anche ambienti virtuali, alle quali viene richiesto di essere efficienti e facili da gestire, intuitive quasi come un iPhone.
In sintesi "non sono i giovani a dover cambiare per adattarsi alle città come sono oggi. Sono le città che verranno a dover assomigliare alle loro esigenze. Questo l’appello che vogliamo fare ad aziende, comuni e progettisti", dichiara Cecilia Nostro, Founder di Zelo. "L’obiettivo è risolvere un grandissimo fraintendimento: ciò che i ragazzi sono, sognano, vivono e vogliono e ciò che le aziende e le istituzioni pensano di loro". Grazie a una maggiore collaborazione tra le parti coinvolte sarà possibile creare le città del futuro.
a cura di Maurizio Costanzo