Lunedì 15 Luglio 2024
GIOVANNI BALLERINI
QN Nuove generazioni

’Boys Don’t Cry’ dei The Cure. La sfida alla mascolinità tradizionale

Il brano "Boys Don't Cry" dei The Cure del 1979 affronta il tema della mascolinità e della difficoltà di esprimere emozioni per paura di essere considerati deboli, ancora attuale oggi.

’Boys Don’t Cry’ dei The Cure. La sfida alla mascolinità tradizionale

’Boys Don’t Cry’ dei The Cure. La sfida alla mascolinità tradizionale

Direi che mi dispiace se pensassi che ti farebbe cambiare idea. Ma so che questa volta ho detto troppo. Sono stato troppo crudele. Cerco di riderci sopra. Di coprire tutto con le bugie. Provo e ci rido sopra. Nascondendo le lacrime agli occhi. Perché i ragazzi non piangono. I ragazzi non piangono. Mi getterei ai tuoi piedi. E ti chiederei perdono. Ti supplicherei. Ma so che è troppo tardi. E ora non c’è niente che possa fare. Così cerco di riderci sopra. Coprendo tutto con le bugie. Cerco di riderci sopra. Nascondendo le lacrime agli occhi. Perché i ragazzi non piangono. Musica e parole di un ispirato Robert Smith per i The Cure agli inizi. ’Boys Don’t Cry’ è il secondo singolo della band britannica, il più famoso e celebrato. Il brano, pubblicato nel 1979, svetta anche nella riedizione americana dell’album di esordio ’Three Imaginary Boys’, simbolo della scena new wave e di quella dark internazionale, di cui questa canzone è quasi un manifesto programmatico. La canzone parla del travaglio emotivo di un giovane che, avendo perso ogni speranza di riconquistare l’amore perduto, tenta almeno di celare alla ragazza (senza riuscirci) le proprie emozioni perché, per assunto, "I ragazzi non piangono". Uno stereotipo ancora molto diffuso e radicato, soprattutto in quelle società che mettono all’indice la sensibilità maschile ed esaltano come virtù cardine la virilità più granitica, in tutte le sue accezioni. Ci voleva questo sprazzo di post punk goticheggiante di 45 anni fa per ribaltare il concetto.