Se il futuro della mobilità deve essere 100% sostenibile, il biometano è una soluzione ottimale, perché ha il potenziale di rendere i trasporti molto più verdi recuperando al tempo stesso gli scarti delle attività agricole. Carburante neutro in termini di emissioni di CO2 e in alcuni casi persino carbon-negative, rappresenta dunque una risorsa ideale per l’autotrazione. Inoltre, la sua produzione comporta effetti positivi occupazionali sul territorio locale e contribuisce all’autonomia energetica.
Ma come creare questa ’benzina’ pulita che ha il vantaggio di ridurre le emissioni serra di circa il 90%, e quello di essere flessibile, efficiente e, a differenza delle altre, anche totalmente rinnovabile? Si ottiene da biomasse agricole, agroindustriali e dalla frazione organica dei rifiuti solido urbani. Per fare qualche esempio, le fonti di scarti organici sono molteplici: si va dai sottoprodotti dell’agricoltura ai rifiuti alimentari gettati nella spazzatura dalle famiglie e mandati in discarica, persino ai resti del prato e delle aiuole del giardino finite nel tosaerba. Di materiale cui attingere dunque ce n’è eccome: basti pensare che, secondo i dati forniti dall’organismo no-profit World Resources Institute, ogni anno negli Stati Uniti vengono creati circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti organici che non vengono in alcun modo riutilizzati: sono inviati in discarica o lasciati macerare. Ma rattati equivarrebbero a 6 miliardi di galloni di diesel, pari al 15% di quello consumato nel 2017 da autobus e mezzi pesanti negli Usa. I vantaggi sono tanti, ma per ottenerli bisogna però che l’intero sistema lavori all’unisono: società che trattano i rifiuti, fornitori di servizi pubblici e aziende dei trasporti. Da parte sua, la filiera italiana del biogas e del biometano in agricoltura è la seconda per grandezza in Europa e la quarta al mondo, dice il Consorzio italiano biogas (Cib), secondo cui l’Italia potrebbe produrre 10 miliardi di metri cubi di biometano al 2030, pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale. L’Italia può dirsi leader nel settore con 4,7 miliardi di euro stanziati dal 2018 al 2022 nel suo programma di sostegno alla produzione e distribuzione di biocarburanti avanzati e di biometano avanzato da usare nei trasporti.
E proprio il biometano, campione di economia circolare all’insegna del riuso, che utilizza tecnologie pronte e tradizionalmente Made in Italy, è stato al centro del convegno organizzato a Roma da Federmetano, la Federazione Nazionale Distributori e Trasportatori di metano, dal titolo "Biometano per la mobilità sostenibile: l’evoluzione green del motore a combustione interna". Miscelato o in purezza, compresso o liquefatto, sostituisce già oggi oltre il 60% del gas naturale fossile erogato in autotrazione senza richiedere modifiche, né all’infrastruttura, né ai motori. Può quindi essere usato come carburante per la mobilità privata, il trasporto merci su brevi e lunghe distanze e il trasporto pubblico. Grazie alle tecnologie di retrofitting che rappresentano un’eccellenza italiana, un veicolo alimentato a benzina, ma anche diesel, oppure ibrido elettrico, può essere trasformato a biometano, oggi anche con incentivo statale.
Nel corso dell’incontro, realizzato col sostegno del Consorzio Cem e di Ecomotive Solutions, è stato anche presentato lo studio "Le molteplici valenze del biometano per una mobilità sostenibile". Grazie alle risorse messe a disposizione da Pnrr e Pniec, il suo ruolo nel panorama della mobilità sostenibile può dunque diventare significativo, se adeguatamente sostenuto.
a cura di Maurizio Costanzo