Giovedì 20 Febbraio 2025

Astensionisti ma più estremisti. Il binomio giovani e politica

Le nuove generazioni mostrano disaffezione verso la politica tradizionale, ma sono attive nella società civile e nei movimenti alternativi.

Le nuove generazioni mostrano disaffezione verso la politica tradizionale, ma sono attive nella società civile e nei movimenti alternativi.

Le nuove generazioni mostrano disaffezione verso la politica tradizionale, ma sono attive nella società civile e nei movimenti alternativi.

Giovani e politica, un binomio possibile? Le nuove generazioni sembrano essere disinteressate alla politica e meno disposte a concedere fiducia a istituzioni e partiti, ma allo stesso tempo, sono molto attive nella società civile, fino ad arrivare ad avvicinarsi ai messaggi reazionari dei partiti estremisti. La loro disaffezione per la politica nasce da promesse non mantenute, confronti mancati, cambiamenti mai avvenuti, come ha rilevato, 20e30, un’associazione di promozione civile, apartitica e indipendente, fondata nel 2022 da Mattia Angeleri e Lorenzo Pavanello, impegnata a dare voce ai giovani e a creare un ponte con le istituzioni. "Oggi c’è una mobilitazione giovanile che prescinde dal partito in sé - spiega Mattia Angeleri - si percepisce uno scollamento tra un’idea di partecipazione politica attraverso il voto e l’adesione ai partiti, e una che comprende manifestazioni (fisiche o tramite social) su tematiche estremamente polarizzanti, una minore adesione al momento elettorale e talvolta anche il non riconoscimento dei ruoli istituzionali. C’è una separazione netta tra l’istituzione, ovvero i partiti tradizionali e l’apparato pubblico costituzionalmente previsto, e una partecipazione alternativa 2.0".

L’astensionismo elettorale è l’espressione più concreta della sfiducia dei giovani, basti pensare che il “partito del non voto”, creato da 20e30 in occasione delle elezioni europee 2024 - "non un invito ad astenersi, ma l’SOS di una generazione che naviga a vista", recitava il sito della raccolta firme - in pochi giorni ha raggiunto 37.171 adesioni, la quasi totalità degli under 35. "Gli obiettivi erano due. Dimostrare alle istituzioni che i giovani non sono disinteressati alla politica, ma non riescono a riconoscersi nelle istituzioni e nell’offerta politica che, pur essendo frastagliata, si basa su una comunicazione che non gli arriva. Con il programma elettorale stilato sulla base delle indagini condotte con The European House Ambrosetti, invece, volevamo elencare i motivi della mancata partecipazione giovanile alla politica. Uno dei più evidenti era un dibattito polarizzato sempre più sul singolo individuo piuttosto che sugli ideali".

Sebbene non sia possibile generalizzare, perché, spiega Angeleri "non esiste una categoria unitaria di giovani ma ognuno ha temi che sente più vicini e ideologie politiche differenti, ad accomunare tutti è la richiesta di una maggiore credibilità delle istituzioni, perché temono che, a prescindere dal colore politico del governo, le cose non cambino". Ma non solo. A caratterizzarli, anche l’essere "molto più radicali e con un’ideologia molto forte, ma nonostante questo, come mostrano i nostri studi, non vanno alle urne perché non ritengono necessario manifestare attraverso il voto il loro malcontento". E a pesare anche l’assenza di prospettive. "Uno degli elementi centrali, basti pensare al tema pensionistico, a quello degli affitti e della gentrificazione o ai tentativi di fuga e rientro dei cervelli".

a cura di Marina Santin