Dei 315.906 minori stranieri che frequentano la scuola primaria, "4 su 5 provengono da un Paese extra Ue e circa il 70% è nato in Italia" e con lo ius scholae "48mila bambini potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana". È emerso da uno studio della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, su dati del ministero dell’Istruzione e del Merito e Istat.
Durante l’estate si è tornati a discutere di cittadinanza e, in particolare, dei modi in cui si ottiene. Lo ius scholae è un’espressione recente, coniata negli anni scorsi per indicare la possibilità di acquisire la cittadinanza al compimento di un ciclo di studi. Il termine è stato craeto, in realtà, per definire una specifica proposta di legge sulla cittadinanza presa in esame in Parlamento nel 2018 e poi arenatasi alla Camera nel 2022. Il testo di riforma dell’epoca legava l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi. Più nello specifico, prevedeva il riconoscimento della cittadinanza per i minorenni nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni che vi avessero risieduto legalmente senza interruzioni frequentando regolarmente almeno 5 anni di studio, in uno o più cicli scolastici. Nel caso in cui la frequenza riguardasse la scuola primaria, era necessario il superamento del ciclo di studi con esito positivo.
a cura di Fruzsina Szikszai