Napoli, 29 maggio 2024 – Cinquecentomila persone vivono nella zona rossa dei Campi Flegrei. Un terzo della popolazione del territorio flegreo – circa 1,5 milioni di persone dislocate tra Napoli, Pozzuoli e i Comuni più vicini alla caldera – rientrano nell’area ad alto rischio prevista del piano di evacuazione legato al super-vulcano.
In caso di massima allerta, 500mila abitanti dovranno abbandonare le proprie case entro 72 ore. E dove andranno? Nelle aree di attesa temporanea, al riparo dal rischio di eruzione, e nelle città gemellate nelle altre regioni d’Italia.
De Luca: “Mobilitazione straordinaria”
“Nei Campi Flegrei abbiamo problemi seri. Mi aspetto che il governo faccia il suo dovere, perché in questo momento la nostra protezione civile e i vigili del fuoco non ce la fanno più numericamente. Quindi credo che oggi chiederemo una mobilitazione straordinaria”, preannuncia il governatore Vincenzo De Luca.
“Lo stato di mobilitazione – precisa – è lo stato intermedio rispetto allo stato di emergenza. C'è bisogno di risorse che non ci sono ancora. E c'è bisogno della collaborazione nazionale, perché le forze che abbiamo impegnato non ce la fanno più, mi riferisco non solo ai tecnici che devono fare i sopralluoghi su un migliaio di abitazioni, ma anche all'insieme delle forze impegnate della protezione civile”.
Cos’è la zona rossa dei Campi Flegrei
Dopo le ultime scosse, si è fatta molta confusione sui piani di emergenza esistenti. Il piano di evacuazione legato al super-vulacno riguarda esclusivamente l'area dei Campi Flegrei e non il territorio del Vesuvio, che ha invece un suo piano distinto (che risale al 2001, poi aggiornato nel 2014) e un’area geografica più ampia dei Campi Flegrei, che si estende in oltre 70 comuni nelle province di Napoli e Salerno.
La zona rossa flegrea comprende per intero i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, solo in parte i territori di Marano, Giugliano e della stessa Napoli.
Napoli: chi rischia l’evacuazione
Intere municipalità di Napoli si trovano all'interno della zona rossa, tra Soccavo, Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta. Oppure porzioni dei quartieri di San Ferdinando, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero e Chiaiano.
Esiste anche una zona gialla, che potrebbe essere investita dall'emergenza in misura minore rispetto alla rossa, comprende invece i comuni di Villaricca, Calvizzano, Casavatore, Melito, Mugnano, oltre che parte dei comuni di Napoli e Marano. Qui vivono circa 800mila persone. Quindi nelle zone rossa e gialla sorgono 12 comuni, più o meno interessati dai bradisismi flegrei.
Regioni gemellate: dove andare
Il Dpcm del 2016, oltre alle zone da evacuare, definisce anche i cosiddetti gemellaggi tra i territori flegrei e le regioni italiane, tutte tranne la Campania. Questo significa che, nel caso dovesse verificarsi una grave emergenza, 500mila abitanti dovranno essere ospitare in tutta Italia.
Ogni Comune flegreo ha la destinazione fissata. Secondo il piano, solo per fare alcuni esempi, in Lombardia si recherebbero i residenti del comune di Pozzuoli o in Toscana quelli di Quarto, gli abitanti del quartiere napoletano di Fuorigrotta andrebbero nel Lazio, quelli di Posillipo in Sardegna e parte di Chiaiano finirebbe in Friuli Venezia Giulia.
Quando bisogna lasciare le case
Già nella fase di ‘preallarme’, le persone che vogliono allontanarsi da casa possono farlo, ma solo in autonomia, seguendo però i percorsi stradali stabiliti dai ‘piani di allontanamento’ della regione, per evitare l'effetto panico. Alla dichiarazione di ‘allarme’, invece, tutta la popolazione dovrebbe temporaneamente abbandonare i territori ricadenti zona rossa, scegliendo come detto di farlo in modo autonomo o assistito.
La protezione civile ha stimato in 3 giorni, ovvero 72 ore: il tempo complessivo delle operazioni di evacuazione. Nelle prime 12 ore la popolazione si preparerà all'evacuazione, nei successivi due giorni si dovrebbe procedere ai trasferimenti nelle regioni gemellate, secondo i crono programmi definiti nei piani comunali. Infine, le ultime 12 ore sono previste come margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità.