''Come è possibile che una sola pugnalata abbia trafitto quattro cuori''. Tania Sorrentino, Maria Adriana e Andrea Sveva, moglie e figlie di Maurizio Cerrato - il 61enne ucciso lunedì 19 aprile al culmine di un’aggressione scatenata per un parcheggio a Torre Annunziata, nel Napoletano - hanno scelto queste parole per il manifesto funebre affisso all'ingresso della chiesa dello Spirito Santo, dove si sono svolti i funerali dell’uomo.
E ancora si legge: ''Che il silenzio delle persone che si sono voltate da un'altra parte abbia reso queste ferite non rimarginabili. Il dolore che ci porteremo dentro tutta la vita sarà alleviato solo dal ricordo del tuo amore immenso. Cercheremo in ogni sguardo la luce dei tuoi occhi, in ogni sorriso la gioia del tuo cuore, in ogni gesto il tuo essere. Dacci la forza di continuare a vivere senza te e accompagna il nostro cammino sempre. Mostraci i tuoi occhi quando ci sentiremo perse e senza alcun dubbio ritroveremo la retta via. Ci mancherai sempre, 'grande eroe'. Ti amiamo''.
“Gli assassini non sono nostri concittadini”
Tra i tanti manifesti di vicinanza alla famiglia di Maurizio Cerrato apparsi sui muri di Torre Annunziata, ce ne sono due con la firma di “Noi cittadini torresi”. “Sdegnati – si legge nel primo – e provati dall'accaduto e da questo crudele episodio causato dal gesto di persone che non consideriamo essere nostri concittadini, ci uniamo commossi al dolore della famiglia Cerrato”. Il secondo recita: “Facciamo in modo che ogni lacrima e commozione siano l'acqua e il seme per una rinascita di questa città”.
Monsignor Battaglia: “Maurizio è il papà bello”
Le esequie sono state celebrate dall’arcivescovo metropolita di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. Che durante la sua omelia, dopo aver paragonato la vittima al “pastore bello” che “dona la vita” si è rivolto alla famiglia: “Mi stringo ai familiari, in particolar modo a Tania, Maria Adriana e Andrea, cui va la mia più affettuosa solidarietà e vicinanza”.
“Questo è il momento di stare in piedi, perché di fronte al Cristo risorto non è lecito se non stare in piedi – ha aggiunto –. Non in ginocchio, quasi schiacciati da quelle che sono le vicende, anche tristi, della vita. Né tantomeno seduti, quasi indifferenti innanzi a tutto ciò che accade, o peggio ancora rassegnati. Questo non è il momento della rassegnazione e non è il momento dell'indifferenza”.
“Omertà e indifferenza uccidono”
“L'omertà uccide – ha continuato l’arcivescovo – e anche l'indifferenza uccide. Noi dobbiamo rendere conto dinanzi a quello che è il tribunale della storia, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto davanti al tribunale di Dio”.
Poi, rivolgendosi alle istituzioni, ha chiesto di stare “accanto alla gente, di ascoltarla, di seguirne i passi, di non tagliare la spesa sociale. Senza intervenire adeguatamente nelle ferite aperte, esse non saranno più feritoie di grazia ma diventeranno ferite sociali, che la camorra astutamente e perfidamente utilizzerà per i suoi scopi. La politica deve dimostrare che lo Stato c'è. Soprattutto con gli investimenti ed il lavoro”.
Secondo monsignor Battaglia, “serve una purificazione socio-culturale: ne ha bisogno il nostro territorio. Significa non più vivere né pensare in termini di assistenzialismo. Se tutto aspettiamo dagli altri, nulla mai faremo e nulla mai costruiremo per il futuro nostro e dei nostri giovani, né saremo più capaci di opporci a chi, con la forza della violenza, vuole mangiare sugli appalti, speculare sulla cooperazione, organizzare il controllo del territorio”.
"Gente infame che non sa cos'è il pudore"
Don Battaglia ha poi invitato a non cedere “alle intimidazioni di quanti credono di seminare paura con la violenza, ma non possiamo essere lasciati soli. Né la preoccupazione né la paura né le minacce possono zittire la nostra voce o fermare il nostro cammino. Voltare pagina è possibile se tutti ci sentiremo coinvolti”.
E, citando Franco Battiato, si è rivolto agli autori del delitto in questo modo: “Gente infame che non sa cos'è il pudore”. Ai quali “noi possiamo offrire il nostro dolore, la nostra rabbia, ma non la nostra resa”. “A tutti – ha terminato – chiedo uno scatto di dignità: lo dobbiamo a Maurizio, lo dobbiamo alla vita, lo dobbiamo al Cristo risorto, è la dignità a chiedercelo”.
Momento di ricordo a Torre Annunziata
Per commemorare Maurizio Cerrato, ieri si è svolta a Torre Annunziata una manifestazione promossa dalla locale sezione dell'Associazione Libera. Fiori e messaggi sono stati posti nel luogo in cui l’uomo è stato aggredito e ucciso lunedì 19 aprile; l’Amministrazione comunale ha omaggiato il custode del Parco archeologico di Pompei con una corona di fiori. Anche il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, e Fiorella Zabatta, componente dell'esecutivo nazionale del Sole che Ride, erano presenti alla manifestazione insieme a una delegazione di Europa Verde.
Gli arresti
Le indagini dei carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata hanno portato pochi giorni dopo l’omicidio Cerrato all’arresto di G.S., 51 anni, D. S.,51 anni, A.V., 26 anni e A.C., 33 anni, finiti nel carcere napoletano di Poggioreale con l'accusa di omicidio volontario in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Nei confronti di tre dei quattro indagati sono emersi precedenti penali: per due uomini si tratta, secondo gli inquirenti, di precedenti "significativi".