Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE NAPOLI

Torre Annunziata, scoperta evasione fiscale da oltre un milione

In campo la Guardia di Finanza con numerosi sequestri. Indagati due imprenditori edili per un giro di fatture false: sigilli a conti correnti, denaro contante e automobili

Guardia di Finanza in azione

Napoli, 28 maggio 2021 – Sono accusati di aver evaso il Fisco per oltre un milione di euro due imprenditori edili sorrentini raggiunti da un decreto di sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, nel Napoletano, su richiesta della locale Procura e notificato loro dai militari della Guardia di Finanza.

Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli a 457.361 euro presenti sui conti correnti della società di uno dei due imprenditori, mentre all’altro indagato sono stati sequestrati 71.657 euro trovati sui conti bancari a lui intestati e altri 2.600 euro in contanti. Sotto chiave anche quattro auto, per un totale di 44mila euro.

Evasione fiscale da oltre un milione

Secondo l’accusa, i due impresari hanno evaso oltre un milione di euro attraverso il ricorso a un giro di fatture per operazioni inesistenti riportate nelle dichiarazioni fiscali per gli anni d’imposta dal 2014 al 2018. Le indagini sono partite a seguito della denuncia di un imprenditore di Castellammare di Stabia che aveva ricevuto un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per omessa dichiarazione di alcune operazioni commerciali da parte della sua ditta.

In realtà, come appurato dai finanzieri della Tenenza di Massa Lubrense, è poi emerso che uno degli indagati aveva riprodotto e contabilizzato le fatture dell’impresa per frodare il Fisco. Inoltre, dall’analisi dei registri contabili della ditta che utilizzava le false fattururazioni, la GdF ha scoperto che questa aveva un saldo passivo di 800mila euro verso l’azienda dell’imprenditore che ha presentato la denuncia. Credito che, quest’ultimo, non aveva mai rivendicato nel tempo.

Lo schema delle fatture false

Dai successivi accertamenti è emerso che l’indagato aveva falsificato le fatturazioni anche di un’altra ditta individuale, la cui attività era però cessata da tempo. Lo schema prevedeva quindi che gli assegni emessi dalla società che usufruiva del piano illecito non transitassero sui conti correnti delle due ditte, ma tornavano nella disponibilità dell’indagato, in parte depositandoli sul suo conto e in parte prelevando le somme in contanti al bancomat.

Infine, la Finanza ha accertato anche la natura fittizia dei lavori documentati e svolti, solo sulla carta, dall’impresa edile del secondo indagato, principale cliente del primo. In questo modo, l’azienda, avvalendosi delle fatture per operazioni inesistenti, ha generato un profitto illecito di 457mila euro derivante dall’evasione delle imposte.