Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE NAPOLI

Campi Flegrei, ci saranno altre forti scosse? Cosa dicono gli esperti sul terremoto del 20 maggio

Qual è il rischio sismico dell’area? Un nuovo evento analogo a quello di ieri non può essere escluso. Ingv: “La velocità di sollevamento del suolo non è aumentata e non ci sono variazioni inattese di pressioni e temperatura”

Napoli, 21 maggio 2024 – Ci saranno altre scosse forti? Se lo chiedono gli sfollati dei Campi Flegrei dopo il terremoto di ieri sera (magnitudo 4.4 della scala Richter, la più alta degli ultimi 40 anni) che ha costretto i vigili del fuoco a evacuare decine di edifici tra Pozzuoli e Bacoli per verificarne l’agibilità. La gente è comprensibilmente in allerta dopo lo spavento di ieri. Il sisma delle 20.10 è stato preceduto da un altro di media entità (magnitudo 3.5) alle 19.50 e da una miriade di altri eventi (sono centinaia dall’inizio del mese). E lo sciame sismico continua. Ma un terremoto – per quanto forte sia – può dirci qualcosa sul futuro, immediato e non? Una scossa può essere predittiva di scosse future? Su questo fa chiarezza l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) in un articolo pubblicato la scorsa notte che spiega cosa è successo ieri e cosa ci dobbiamo aspettare. 

Gli eventi sismici registrati tra le ore 00:00 del 20 maggio 2024 e le ore 00.31 del 21 maggio 2024 nell'area dei Campi Flegrei
Gli eventi sismici registrati tra le ore 00:00 del 20 maggio 2024 e le ore 00.31 del 21 maggio 2024 nell'area dei Campi Flegrei

La sismicità non è prevedibile

"La sismicità non è un fenomeno prevedibile – scrivono gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano –  pertanto non può essere escluso che si possano verificare altri eventi sismici, anche di energia analoga con quanto già registrato durante lo sciame in corso”. Non si può dire se e soprattutto quando ci sarà una forte scossa ma non è possibile escludere l’evenienza.

Campi Flegrei e rischio sismico

La zona dei Campi Flegrei è infatti un’area vulcanica. L’ultima eruzione si è verificata nel 1538 e da allora il vulcano è in stato di quiescenza. Il rischio sismico è molto elevato per la presenza di magma a livello profondo il cui raffreddamento genera una modifica del suolo. 

La caldera – e cioè un’area ribassata di forma circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive del passato – che va da da Monte di Procida a Posillipo è da tempo sottoposta al fenomeno del bradisismo, ovvero un movimento di abbassamento e di innalzamento del suolo. In particolare l’innalzamento genera sismicità, solitamente di intensità lieve ma essendo superficiale viene avvertita facilmente dalla popolazione. Quello che possiamo dire è che un terremoto di magnitudo 4.4 è inusuale per la zona. 

I parametri ‘precursori’ del terremoto 

Attualmente il suolo della caldera dei Campi Flegrei è in una fase di sollevamento che procede al ritmo di 2 cm al mese. L’Ingv assicura che questa velocità non è aumentata e non si registrano “variazioni di andamento nelle deformazioni orizzontali o deformazioni locali del suolo diverse rispetto all’andamento precedente”. Quindi non ci sono ‘segnali’ di un’accelerazione e di un aumento della pericolosità sismica. 

Sempre l’Ingv  ricorda anche durante la crisi bradisismica del 1982-84 il sollevamento del suolo raggiunse i 9 cm al mese, e si superarono anche 1300 eventi sismici al mese, mentre nel mese di maggio 2024 se ne contano ‘appena’ 400. 

I parametri geochimici (temperatura e flussi di anidride carbonica) – anch’essi possono essere precursori di un terremoto –  “non mostrano variazioni significative rispetto agli andamenti degli ultimi mesi, se non il ben noto incremento di temperatura e pressione che caratterizza il sistema idrotermale”.

I segreti in profondità

Tutto questo basta a rassicurarci? Probabilmente no, perché per quanto siano progrediti gli studi sull’interno della Terra, resta un muro invalicabile alla nostra conoscenza rappresentato dalla profondità. Più i fenomeni sono profondi e più sono oscuri ( i parametri di temperatura e pressione sono più difficili da rilevare man mano che scendiamo) dunque imprevedibili. Recentemente uno studio ha individuato la presenza di 3 serbatoi di magma sotto i Campi Flegrei: per la prima volta i ricercatori sono stati in grado di ricostruire la velocità crostale fino alla profondità di 6 chilometri in un periodo temporale. E’ risultato importante ma tutt’altro che definitivo.