Giovedì 14 Novembre 2024
FRUZSINA SZIKSZAI
Napoli

Il super-vulcano dei Campi Flegrei manda segnali ma (per ora) non ci sono indizi di un’eruzione

I parametri geochimici rilevati dopo l’ultimo terremoto non mostrano variazioni significative. Neanche la velocità di sollevamento del suolo. Ma il fenomeno resta imprevedibile

Napoli, 23 maggio 2024 – Nel giro di poco meno di 24 ore, tra il 20 e il 21 maggio, sono stati registrati 168 terremoti nell’area dei Campi Flegrei, con una magnitudo massima di 4.4. Quest’ultimo evento è stato il più energetico tra quelli registrati dall’inizio dell’attuale crisi bradisismica iniziata nel 2005, e ha riacceso ancora una volta la paura di un’ipotetica eruzione del ‘supervulcano’.

Il problema è che, purtroppo, non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione, né se e quando ci saranno altri eventi sismici. Tuttavia, grazie alla costante sorveglianza del vulcano, è possibile rilevare con ampio anticipo l’insorgenza di fenomeni precursori, come importanti variazioni nella sismicità, nella deformazione del suolo, o nel contenuto chimico delle emanazioni fumaroliche, ha spiegato Francesca Bianco, la direttrice della sezione di Napoli del Dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in una precedente intervista.

Napoli, mappa di pericolosità sismica nell'area del terremoto del 20 maggio
Napoli, mappa di pericolosità sismica nell'area del terremoto del 20 maggio

I parametri geochimici, si legge nel report dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv sull’ultimo sciame sismico, attualmente non mostrano variazioni significative rispetto agli andamenti degli ultimi mesi. Per ora non si registra, inoltre, nemmeno un aumento della velocità di sollevamento, che attualmente è di 2 cm al mese. Durante la precedente crisi bradisismica del 1982-84, il sollevamento del suolo raggiunse i 9 cm al mese, e si superarono anche 1.300 eventi sismici al mese: nell’ultimo mese, invece, ne sono stati registrati circa 450 eventi.

Il bradisismo è la lenta deformazione del suolo che avviene con modalità diverse nel tempo, portando sia al sollevamento che alla subsidenza dell’area interessata. In tempi moderni, si ricordano due precedenti periodi di crisi: la prima del 1969-72, la seconda del 1982-84. La caldera dei Campi Flegrei, poi, è stata caratterizzata da generale subsidenza per circa vent’anni, fino alla fine del 2005, quando è iniziato un periodo di sollevamento che è attualmente in atto.

Ci si riferisce spesso ai Campi Flegrei come uno dei supervulcani più noti nel mondo, ma ‘supervulcano’ non è un termine vulcanologico, bensì uno giornalistico. “Era stato inventato per un vulcano americano intorno agli anni Quaranta per poi andare in disuso”, ha spiegato Rosella Nave, geologa e vulcanologa dell’Ingv nella newsletter dell’Istituto. Il termine è stato riportato alla ribalta attorno al 2000, grazie a un documentario della Bbc sui supervulcani, in particolare su Yellowstone. “In realtà il super-vulcano non esiste, può esistere una super-eruzione di un vulcano”, ha aggiunto Nave. In vulcanologia, tali eruzioni hanno un indice di esplosività (VEI) pari a 8: eruzioni esplosive di elevatissima grandezza che vengono generalmente classificate come catastrofiche. L’eruzione più violenta dei Campi Flegrei (quella dell’Ignimbrite Campana di 39mila anni fa) è stata classificata come VEI 7. Tuttavia, a causa del rischio e della sua pericolosità vulcanica, nonché delle sue dimensioni, anche la grande caldera flegrea viene comunemente definita come un supervulcano.