Napoli, 17 settembre 2022 – Perché il sangue di San Gennaro si scioglie? È una domanda che tutti si sono fatti almeno una volta nella vita, napoletani e fedeli a parte. La scienza ha di risolvere il mistero cercando nella fisica le risposte sui motivi per cui il sangue contenuto in quell’ampolla, così cara alla cultura partenopea, diventi liquido per qualche strano fenomeno naturale. Come nel caso dei tre ricercatori del Cicap di Pavia che, dopo lunghi esperimenti in laboratorio, hanno pubblicato lo studio “nientepopodimeno” che su Nature, la “bibbia” della comunità scientifica internazionale, premi Nobel compresi.
Ma San Gennaro – che in fondo è un santo dispettoso – ad ogni traguardo scientifico che potesse svelare il mistero ha risposto con un colpo di scena: come l’ultima volta, il 30 aprile 2022, ha lasciato tutti a bocca aperta: quando la cassaforte è stata aperta, il sangue era già sciolto, mentendo quindi a furor di popolo la teoria sulla tissotropia dei tre ricercatori dell’Università Pavia. Ma andiamo con ordine.
Miracolo o prodigio? Cosa dice la Chiesa
Il sangue di San Gennaro è un un mito intramontabile famoso in tutto il mondo, ma quel che non tutti sanno è che, ufficialmente, il Vaticano non considera la trasmutazione del sangue di San Gennaro un vero e proprio miracolo. Ed è per questo che si parla di prodigio. Eppure sono tanti i Pontefici che si sono affidati alla benedizione del Santo Patrono di Napoli: ma Gennaro, che è un Santo impertinente, ha sempre snobbato gli alti ranghi della Chiesa, negando il miracoloso evento. È sempre successo così tranne nel 184 quando, di fronte a Pio IX in fuga da Roma travestito da preticello, il sangue divenne liquido non appena il Papa sfiorò con le sue mani la teca.
In tempi recenti, il prodigio non è avvenuto nemmeno durante la visita nel capoluogo partenopeo del beato Giovanni Paolo II, nel novembre del 1990, né quando in città arrivò Benedetto XVI, il 21 ottobre 2007. Entrambi i Papi pregarono a lungo davanti alla teca con sangue del martire, ma la liquefazione non avvenne.
È sangue vero? Cosa dice la scienza
Alla fine degli anni Ottanta, furono eseguiti accurati esami sulle ossa del Santo. Lo scienziato Pier Luigi Baima Bollone – per volontà dell’allora Arcivescovo di Napoli, il cardinale Michele Giordano – effettuò anche una spettroscopia (la misurazione dello spettro elettromagnetico) puntando uno spettrometro con macchina fotografica sulla famosa teca del Duomo. L’obiettivo era capire se nell’ampolla della reliquia fosse contenuto davvero del sangue.
L’analisi confermò che, allo stato liquido, nel presunto sangue di San Gennaro sono presenti tracce di emoglobina e di suoi prodotti di degradazione. “Questo risultato – ha scritto Baima Bollone nel suo libro ‘San Gennaro e la scienza’ – non prova con assoluta certezza la presenza di sangue, ma porta ragionevolmente a escludere che si tratti di materiale di diversa natura. Tutti questi riscontri convergono alla conclusione che la vicenda di San Gennaro sia una precisa realtà storica”.
Nonostante il Vaticano consideri inspiegabile il fenomeno che si ripete da secoli, la storia del popolo partenopeo testimonia eventi miracolosi molto antichi, che risalgono addirittura al XIV secolo.
L’esperimento in laboratorio
A cercare di fare luce sulla misteriosa liquefazione che, per tre volte l’anno tiene il mondo inchiodato alla tv, sono stati alcuni tre studiosi del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle Pseudoscienze (Cicap) che nel 1991 hanno riprodotto in laboratorio lo scioglimento del sangue.
Gli studiosi – Luigi Garlaschelli, Franco Ramaccini e Sergio Della Sala – hanno basato la loro teoria sulla tissotropia, ossia il fenomeno per cui alcune gelatine si liquefano quando viene agitato il recipiente che le contiene. Eureka, avranno pensato gli studiosi: quando l’ampolla viene mostrata ai fedeli viene scossa, quindi l’esperimento spiega tutto. Ma i tre non hanno fatto i conti con l’ultimo capriccio del Santo, che lo scorso 30 aprile ha fatto trovare il sangue già trasmutato all’apertura della teca.
Ma, a quel tempo, non si sapeva ancora e i risultati della ricerca furono addirittura pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Per realizzare l’esperimento, sono stati utilizzati materiali reperibili già nel medioevo: il carbonato di calcio presente nei gusci d’uovo, sale, acqua e cloruro di ferro che si trova in un minerale presente nei vulcani attivi, come il Vesuvio. Il risultato è stato una sostanza scura e gelatinosa di un colore simile al sangue custodito nella cappella del Tesoro del Duomo di Napoli. L’origine del prodigio di San Gennaro sarebbe dovuto, secondo i tre scienziati, alle proprietà tissotropiche della sostanza ricreata, cioè la sua capacità di liquefarsi dallo stato solido se agitata.