Lunedì 11 Novembre 2024
PATRIZIA TOSSI
Napoli

San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto: storia di miracoli negati

Dal terremoto in Irpinia al colera che travolse Napoli, ma anche la terza ondata della pandemia e la caduta del Conte Bis. E poi tutti gli eventi nefasti che hanno scandito la Seconda guerra mondiale. Tutti gli eventi che hanno accompagnato il mancato prodigio

L'ampolla col sangue di San Gennaro

L'ampolla col sangue di San Gennaro

Napoli, 18 settembre 2022 – Il sangue di San Gennaro è il simbolo di Napoli, ma il miracolo della liquefazione è un segno di buon auspicio che coinvolge l’Italia intera. E qui non c’entra la fede, l’attesa dell’annuncio miracoloso tiene incollati alla sedia anche gli atei, perché la storia racconta attraverso fatti tangibili cosa è accaduto nel mondo quando San Gennaro non ha “voluto” compiere l’agognato miracolo.

San Gennaro, miracolo avvenuto: il sangue si è sciolto

Il mancato scioglimento è interpretato come presagio di future disgrazie. Ecco com’è andata la storia del miracoloso evento: iniziato ufficialmente nel 1389 con la prima liquefazione documentata, ma “vox populi” fanno risalire l’origine indietro nei secoli. In tempi recenti si ha notizia soltanto di pochi “miracoli negati” dal Santo, ma tutti accompagnati da grossi sconquassi in Italia e nel mondo.

L’anno del Covid: nessun miracolo

L’ultima volta che l’ampolla è rimasta cristallizzata risale al 16 dicembre 2020 quando, in piena pandemia e con il ricordo delle vittime ancora nel cuore, gli italiani hanno sperato fino all’ultimo che il sangue diventasse liquido. E, invece, a chiudere un anno difficile, il prodigio non si è ripetuto. E il Covid ha ripreso vigore per molti mesi ancora.

L’anno nuovo si è poi aperto nel caos. Nel 2021 ci sono state le divisioni su vaccini e green pass e, da lì a poco, al Governo Conte iniziò una nuova grave crisi politica aperta da Matteo Renzi e che il 26 gennaio 2021 ha portato alle dimissioni irrevocabili del premier grillino.

Il colera a Napoli e il terremoto in Irpinia

Andando indietro nel tempo, le cronache narrano di sangue non liquefatto in occasione di altri assedi, guerre, eruzioni di vulcani e terremoti. I napoletani ci credono, sono tante le famiglie che ricordano ancora quel prodigio mancato del settembre 1973, quando il colera imperversava per i quartieri di Napoli, mietendo vittime e diffondendo paura. L'improvvisa epidemia, forse causata dal consumo di cozze crude o altri frutti di mare contaminati dal vibrione, causò un grande allarmismo: all'ospedale Cotugno di Napoli vennero ricoverate 911 persone in soli dieci giorni.

Le prime avvisaglie si ebbero già a fine agosto di quell’anno, quando il Ministero della Sanità avanza il sospetto che la città di Napoli sia stata colpita da una dilagante infezione da colera. In realtà l’epidemia è già in atto da 6 giorni. Il fronte si allarga e a Bari viene scoperto e isolato un caso di colera. Nel giro di sette giorni, con la più grande operazione di profilassi condotta dopo la fine della guerra, vengono vaccinati un milione di napoletani. In totale, si ebbero 24 morti a Napoli e 9 in Puglia, di cui 3 nella sola Bari. Non ci fu miracolo nemmeno nel 1980, l'anno del terremoto in Irpinia.

Seconda guerra mondiale: l’ira del Santo

Non sempre i segni nefasti arrivano dopo il prodigio negato, a volte è San Gennaro che si rifiuta di sciogliere la reliquia forse per indignazione verso le umane e terrene malvagità. Quando nel settembre 1939 non ci fu l’attesa liquefazione, la Germania invase la Polonia. L’anno successivo la storia si ripete: il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra e tre mesi dopo nessun evento miracoloso. Il terzo caso nefasto arriva nel settembre 1943, anche se la settimana prima – l’8 settembre – era stato firmato l’Armistizio di Cassibile con la resa incondizionata dell’Italia agli Alleati.

Ma si sa che, anche in quel momento, San Gennaro ci aveva visto lungo: dopo che l’ampolla col sangue solido fu rimessa nella teca del Duomo di Napoli, per altri due anni fiumi di sangue travolsero il Paese con la Campagna d’Italia e la battaglia della Resistenza nella guerra di liberazione dal nazifascismo.

Le mani dei Pontefici: gli scherzi di San Gennaro

Nel 1979 il neo eletto Giovanni Paolo II tenne in mano l’ampolla per molto tempo, senza che il sangue si sciogliesse. Nel maggio del 2007 rimane nella cappella per ore, ma il sangue non ne volle sapere di liquefarsi. Il sangue di san Gennaro, di fronte ai pontefici si è sciolto una sola volta: nel 1848 tra le mani di Pio IX in fuga da Roma: con l’aiuto dei francesi, il Papa scappò dalla residenza del Quirinale vestito da semplice prete e arrivò a Napoli, chiedendo espressamente di poter sfiorare la sacra teca per ricevere la benedizione di San Gennaro. Che infatti arrivò.

Il miracolo di Championnet

È passato agli annali come il “miracolo di Championnet” la liquidazione improvvisa avvenuta al di fuori delle tre date canoniche. Il 23 gennaio del 1799, con le armate napoleoniche che avevano già invaso Napoli, il generale Jean Étienne Championnet aveva fatto il suo ingresso trionfale all'ombra del Vesuvio, tra le dure reazioni dei napoletani.

Il comandante francese – visto da molti cattolici come l'anticristo per le note posizioni libertine di Napoleone – pensò di sfruttare la celebrità di San Gennaro per conquistarsi la benevolenza del popolo partenopeo. In un clima tesissimo, il miracolo del sangue avrebbe potuto essete una livella contro insurrezioni e malcontenti. In quel giorno di fine gennaio, Championnet ordinò al clero di aprire il Duomo e farsi consegnare la sacra ampolla. Fu così che, non appena la reliquia del santo toccò le sue mani, il sangue si sciolse.

Quando sono attesi i prodigi: le tre date

Quella del 19 settembre data in cui fu decapitato il martire nel 305 d.C. e giorno della Festività del Santo Patrono di Napoli – è solo una delle tre ricorrenze del miracoloso prodigio di San Gennaro. Il santo viene venerato con solennità anche il 16 dicembre, nell'anniversario di una terribile eruzione del Vesuvio del 1631 arrestata, secondo credenza popolare, per intercessione del Santo. Poi c’è il sabato che precede la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle spoglie mortali del Santo da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte.

Nel corso dei secoli, i fedeli non hanno mai smesso di ritenere l'evento prodigioso come un vero e proprio miracolo, segno della protezione dal cielo. Secondo la tradizione popolare, infatti, il tempo e l'intensità del sangue sono considerate di buon auspicio per la città. Il ritardo nella liquefazione o l'assenza del miracolo – nonostante canti, preghiere, invocazioni e litanie – in dialetto viene considerato segno sfavorevole per Napoli e per i napoletani.