Pomigliano d'Arco (Napoli), 23 giugno 2023 - Restano in carcere i due 16enni accusati dell'omicidio volontario e aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà di Frederick Akwasi Adofo, il 43enne ghanese picchiato a morte a Pomigliano D'arco. Il gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli ha convalidato il fermo. Per i due, si legge in una nota dell'Arma, è stato disposto il trasferimento nel carcere minorile di Nisida. Rispondono entrambi di omicidio volontario aggravato. Sono stati individuati dai carabinieri di Castello di Cisterna dopo l'analisi dei video dei sistemi di videosorveglianza e dei social.
I due avrebbero ammesso l'aggressione ma avrebbero anche confessato di non essersi resi conto che quelle percosse potessero provocare la morte dell’uomo. I due sedicenni sono difesi dagli avvocati Edoardo Izzo e Umberto De Filippo.
L’aggressione dopo “il cinque”
Un altro particolare sarebbe emerso dai video acquisiti dai carabinieri di Castello di Cisterna e di Pomigliano d'Arco: l'aggressione al 43enne ghanese sarebbe scattata dopo che i ragazzi gli avevano "dato il cinque", cioè dopo un saluto amichevole che non lasciava per nulla presagire le violenze che l'hanno seguito.
"Confidavamo in una detenzione in un centro di accoglienza e non in carcere, - dice l'avvocato Umberto De Filippo, legale di uno dei due sedicenni - si tratta di due ragazzi che non hanno alcun contatto con la criminalità e che appartengono a famiglie oneste". L'avvocato sta valutando ora, insieme con la madre del suo giovanissimo cliente, di fare appello al Tribunale del Riesame: "Solo oggi abbiamo acquisito il video, - spiega - visionandolo potremo avere un quadro più chiaro della vicenda visto che finora avevamo in nostro possesso solo alcuni frame". Riguardo le dichiarazioni rese al giudice dai ragazzi, l'avvocato fa sapere che il suo cliente ha ammesso l'aggressione ma di avere fatto anche riferimento a una provocazione: "Verificheremo anche questa sua versione dei fatti - sottolinea - di sicuro posso dire che entrambi sono particolarmente provati e che certamente non avevano alcuna intenzione di provocare un esito così grave".
Fiaccolata silenziosa per Frederick
Intanto ieri sera a Pomigliano d'Arco sono state un centinaio le persone che hanno presto parte alla fiaccolata silenziosa per ricordare Frederick Akwasi Adofo, massacrato di botte da due 16enni e morto qualche ora dopo in ospedale a Nola. Mentre questa mattina si attende la convalida del fermo per i due minorenni, le accuse per loro sono gravissime, l'esito dell'udienza sembra scontato. Alla fiaccolata, organizzata dal parroco della chiesa San Francesco, don Pasquale Giannino, hanno partecipato, tra gli altri, il vicesindaco di Pomigliano, Domenico Leone, oltre ad assessori e consiglieri comunali, i sindaci di Casalnuovo e Castello di Cisterna, il deputato Francesco Emilio Borrelli, e un gruppetto di immigrati che nel 2011 condivideva l'albergo con il senzatetto pestato a morte nella notte tra domenica e lunedì. Assente per un infortunio il sindaco di Pomigliano, Lello Russo. Il corteo è partito dalla panchina di fronte al supermercato dove il 43enne era solito chiedere l'elemosina, e si sta muovendo verso il luogo del pestaggio dove saranno lasciati fiori e qualche cero, per poi proseguire verso la chiesa dove è previsto un momento di preghiera. Un gruppo di giovani di "Potere al popolo, area nolana vesuviana" ha esposto uno striscione con la scritta "A Pomigliano si muore di indifferenza e razzismo. Ciao Frederick".
Il ricordo degli amici di Frederick
"Non basta la condanna e la consapevolezza del collasso culturale che ci vede di fronte a tre vittime. Bisogna accendere una rivoluzione culturale" le parole del vicesindaco Leone. "Bisogna fare una rivoluzione culturale nelle scuole - ha aggiunto - nelle istituzioni, ma soprattutto nelle famiglie. Cerchiamo di ritrovare il dialogo". Alcuni immigrati che nel 2011 erano ospitati insieme a Frederick, in tutto 50 persone, in un hotel cittadino, ricordano l'allegria dell'uomo. "Amava ballare - raccontano - rideva. E allora lavorava. Si alzava alle 4 e scaricava la frutta al mercato ortofrutticolo". Attorno ai giovani si sono radunati diversi cittadini, e alcuni residenti della zona di via Principe di Piemonte, dove Frederick dormiva ed è stato picchiato. "Siamo tutti uguali - spiegano due donne - nelle nostre vene scorre lo stesso sangue. Frederich era una persona meravigliosa. Si fermava a ballare con i nostri figli. Non chiedeva nulla. Se gli offrivano di utilizzare il bagno, qualsiasi cosa volevamo fare per lui, rifiutava. Non voleva dare fastidio. Chiedeva un panino. E lunedì lo hanno trovato in un cortile dove aveva cercato forse riparo, nascosto dietro una macchina. Nessuno lo ha sentito, forse non ha neanche avuto la forza di urlare".
Preso di mira
Una donna racconta che l'uomo era stato "preso di mira". "L'anno scorso lo abbiamo portato in ospedale per le ferite che aveva - aggiungono - gli tiravano le pietre. Lo abbiamo difeso più volte. Ma qui è invivibile ormai. Mia figlia è stata picchiata da un suo coetaneo 11enne solo perché ha cercato di dissuaderlo dal picchiare un cane. Ora si fa la fiaccolata, ma le istituzioni, avvertire di quanto accade, cosa fanno? I servizi sociali dove sono? Ora due sedicenni che potevano essere fermati in tempo, hanno massacrato senza motivo un essere umano, gli hanno tolto la vita, ed hanno distrutto anche la loro".