Giovedì 5 Dicembre 2024
REDAZIONE NAPOLI

Ornella Pinto massacrata a Napoli: ergastolo per il convivente

La sentenza della Corte d'Assise. L'insegnante fu uccisa con 13 coltellate all'alba del 13 marzo dello scorso anno all’Arenaccia

I funerali di Ornella Pinto

I funerali di Ornella Pinto

Napoli, 10 maggio 2022 - Accolta la richiesta della Procura. La prima sezione della Corte di Assise di Napoli (presidente Teresa Annunziata, giudice a latere Giuseppe Sassone) ha condannato all'ergastolo Pinotto Iacomino, l'uomo accusato di avere ucciso la sua compagna, l'insegnante di sostegno di 40 anni Ornella Pinto, madre di un bambino di 4 anni, all'alba del 13 marzo 2021 a Napoli. 

Un omicidio commesso malgrado la presenza del bambino nella loro casa all'Arenaccia a Napoli. Lo scorso 3 maggio, al termine della sua requisitoria il sostituto procuratore di  Napoli Fabio De Cristofaro (della sezione Fasce Deboli, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) ha chiesto la massima pena per l'imputato che, secondo gli inquirenti, si recò a casa della convivente, alle prime ore del giorno, già armato di un coltello. 

La sentenza è giunta al termine della camera di consiglio iniziata poco prima delle 15, subito dopo l'arringa difensiva dell'avvocato Mario Terracciano, legale di Iacomino, durata quattro ore e mezza e conclusa con la consegna ai giudici di una memoria di oltre 114 pagine, incentrata sull'insussistenza delle tre aggravanti contestate: la stabile convivenza, la premeditazione e la particolare crudeltà (13 coltellate furono inferte quella mattina). 

Le sorelle di Ornella in lacrime

Dopo la sentenza le sorelle di Ornella, rappresentate dall'avvocato Mino Capasso, entrambe presenti in aula insieme con i rispettivi mariti, al momento della lettura del verdetto, sono scoppiate in lacrime: "È stata riconosciuta l'efferatezza del crimine - ha commentato l'avvocato Capasso - perpetrato innanzi al bambino".  Alla fine dello scorso aprile a Iacomino è stato notificato un sequestro conservativo dei suoi beni, disposto, fa sapere l'avvocato Terracciano, "malgrado la volontà manifestata in più occasioni e con più modalità di voler intestare beni mobili e immobili, con un'offerta pubblica, al bimbo, e denaro alle sorelle e ai genitori della vittima".  "Una disponibilità che c'è stata fino dal primo giorno del processo, - ha aggiunto il legale - ma davanti alla quale è stato sempre opposto un rifiuto".