Napoli, 13 novembre 2024 - Spunta un altro proiettile sulla scena del crimine, incompatibile con l'arma che ha sparato. Si complica l’omicidio del 18enne Arcangelo Correra, colpito alla fronte da una pistola calibro 9x21 nel centro di Napoli. Gli inquirenti hanno recuperato il secondo proiettile inesploso, ma potrebbero esserci altri elementi ancora da chiarire, tant’è il cugino Renato Benedetto Caiafa è stato fermato per ricettazione dell’arma, ma non per l’omicidio.
Non è certo che il proiettile inesploso sia legato alla morte di Correra, il terzo ragazzo ucciso in 17 giorni, vittima delle notti violente di Napoli. Troppo semplice acquistare un’arma, con 200 euro c’è chi vende pistole con matricola abrasa per renderle irriconoscibili.
Di chi è la Beretta che ha sparato?
Resta al vaglio degli inquirenti la versione fornita da Caifa, il 19enne ha raccontato di aver
trovato la Beretta calibro 9x21
con caricatore da 26 colpi a terra in piazzetta Sedil Capuano e di averla maneggiata "per gioco" finché non sarebbe partito accidentalmente un colpo che ha ferito mortalmente il cugino. Una versione che non convincerebbe chi indaga. Al momento Renato Benedetto Caiafa resta solo indagato anche per omicidio.Altro elemento poco chiaro è al decisione del gip di non convalidare tecnicamente il fermo di Caifa per porto e detenzione di arma da fuoco, per mancanza di pericolo di fuga, ma ha ugualmente emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i gravi indizi di colpevolezza per il 19enne, che si era presentato in Questura per raccontare la sua versione dei fatti agli investigatori della Squadra Mobile di Napoli.
Forse è una strategia per evitare che parli con altre persone o, come spesso avviene nelle indagini di omicidio, per tenerlo sotto controllo nella speranza che possa raccontare a qualcuno nuovi elementi utili alla soluzione del caso.
Le ultime parole: "Renà, non mi lasciare”
Ferito alla testa dal proiettile partito dalla pistola, Arcangelo avrebbe implorato l’amico, spaventato e con un filo di voce: “Renato, non mi lasciare”. Sono le ultime parole che la vittima avrebbe pronunciato mentre il 19enne lo caricava sullo scooter per portarlo in ospedale, dove poi il ragazzo è deceduto.
“Io, Arcangelo e un altro amico avevamo trascorso la serata a Chiaia, nella zona dei baretti. Siamo rientrati verso casa attorno alle 4.30. È lì, in piazzetta Sedil Capuano, che abbiamo notato la pistola appoggiata sulla ruota di un’auto. Appena l’ho impugnata è partito il colpo che ha ucciso Arcangelo”, ha raccontato Renato Caiafa al pm durante la convalida del femo, secondo quanto riportato dal Corriere.
Le indagini: i punti da chiarire
Le indagini della polizia di Stato, scattate subito dopo le 5 del mattino di sabato scorso, quando Correra è arrivato in fin di vita all'ospedale Vecchio Pellegrini, continuano per fare piena luce sulla vicenda. Gli accertamenti balistici, al pari delle testimonianze acquisite e riscontrate, avranno un ruolo determinante per giungere alla verità. Gli investigatori, infatti, vogliono accertare la reale provenienza della pistola e come Caiafa ne sia effettivamente venuto in possesso, ma anche chiarire un altro giallo legato al ritrovamento, sul luogo dell'omicidio, in piazzetta Sedil Capuano, di un proiettile inesploso di un calibro incompatibile con l'arma che ha sparato.
ha sparato.