Venerdì 27 Dicembre 2024
REDAZIONE NAPOLI

Omicidio Correra, spunta un secondo proiettile: i punti oscuri della vicenda

Le indagini dovranno chiarire se la pallottola (incompatibile con la pistola che ha sparato) sia collegata all’uccisione del 18enne nel centro di Napoli. Altro elemento incerto è la provenienza della Beretta calibro 9x21: gli inquirenti non crederebbero alla versione di Renato Caifa

Il 18enne Arcangelo Correra, ucciso a Napoli

Il 18enne Arcangelo Correra, ucciso a Napoli

Napoli, 13 novembre 2024 - Spunta un altro proiettile sulla scena del crimine, incompatibile con l'arma che ha sparato. Si complica l’omicidio del 18enne Arcangelo Correra, colpito alla fronte da una pistola calibro 9x21 nel centro di Napoli. Gli inquirenti hanno recuperato il secondo proiettile inesploso, ma potrebbero esserci altri elementi ancora da chiarire, tant’è il cugino Renato Benedetto Caiafa è stato fermato per ricettazione dell’arma, ma non per l’omicidio.

Non è certo che il proiettile inesploso sia legato alla morte di Correra, il terzo ragazzo ucciso in 17 giorni, vittima delle notti violente di Napoli. Troppo semplice acquistare un’arma, con 200 euro c’è chi vende pistole con matricola abrasa per renderle irriconoscibili.

La sfida a sparare

“Arcangelo lo sfidava a sparare, mostrando il petto. Tutti guardavano nella loro direzione e, una volta esploso il colpo, gli avevano urlato 'cosa hai fatto'”. Questo il racconto contenuto nell'ordinanza con la quale il gip di Napoli ha disposto il carcere per Caiafa. Agli inquirenti, Caiafa ha raccontato “di essersi reso conto che si trattava di un'arma vera e propria solo al momento dello sparo e, in particolare, allorquando aveva visto il sangue di Arcangelo a terra”. 

Di chi è la Beretta che ha sparato?

Resta al vaglio degli inquirenti la versione fornita da Caiafa, che ha raccontato di aver trovato la Beretta calibro 9x21 con caricatore da 26 colpi a terra in piazzetta Sedil Capuano. Una versione che non convincerebbe chi indaga. “Solo chi ne avesse conosciuto il posizionamento preciso dell'arma avrebbe potuto vederla – ha dichiarato la pm Maria Gabriella Iagulli nell'ordinanza con la quale ha disposto il carcere per Caiafa – Nessuno avrebbe lasciato un'arma carica, considerato il suo valore, per strada alla libera apprensione da parte di terzi”. In poche parole, per i giudici è inverosimile che un'arma nera, nascosta tra una ruota anch'essa nera, posizionata sotto la carrozzeria di un'auto in un momento buio della giornata, potesse essere vista da chi non sapeva fosse. Oltretutto, nessun altro dei ragazzi presenti ha parlato di un ritrovamento casuale dell’arma. Al momento Renato Benedetto Caiafa resta solo indagato anche per omicidio.

Altro elemento poco chiaro è al decisione del gip di non convalidare tecnicamente il fermo di Caifa per porto e detenzione di arma da fuoco, per mancanza di pericolo di fuga, ma ha ugualmente emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i gravi indizi di colpevolezza per il 19enne, che si era presentato in Questura per raccontare la sua versione dei fatti agli investigatori della Squadra Mobile di Napoli.

Forse è una strategia per evitare che parli con altre persone o, come spesso avviene nelle indagini di omicidio, per tenerlo sotto controllo nella speranza che possa raccontare a qualcuno nuovi elementi utili alla soluzione del caso.

Le ultime parole: "Renà, non mi lasciare”

Ferito alla testa dal proiettile partito dalla pistola, Arcangelo avrebbe implorato l’amico, spaventato e con un filo di voce: “Renato, non mi lasciare”. Sono le ultime parole che la vittima avrebbe pronunciato mentre il 19enne lo caricava sullo scooter per portarlo in ospedale, dove poi il ragazzo è deceduto.

“Io, Arcangelo e un altro amico avevamo trascorso la serata a Chiaia, nella zona dei baretti. Siamo rientrati verso casa attorno alle 4.30. È lì, in piazzetta Sedil Capuano, che abbiamo notato la pistola appoggiata sulla ruota di un’auto. Appena l’ho impugnata è partito il colpo che ha ucciso Arcangelo”, ha raccontato Renato Caiafa al pm durante la convalida del femo, secondo quanto riportato dal Corriere.

Le indagini: i punti da chiarire

Le indagini della polizia di Stato, scattate subito dopo le 5 del mattino di sabato scorso, quando Correra è arrivato in fin di vita all'ospedale Vecchio Pellegrini, continuano per fare piena luce sulla vicenda. Gli accertamenti balistici, al pari delle testimonianze acquisite e riscontrate, avranno un ruolo determinante per giungere alla verità. Gli investigatori, infatti, vogliono accertare la reale provenienza della pistola e come Caiafa ne sia effettivamente venuto in possesso, ma anche chiarire un altro giallo legato al ritrovamento, sul luogo dell'omicidio, in piazzetta Sedil Capuano, di un proiettile inesploso di un calibro incompatibile con l'arma che ha sparato.