Napoli, 12 aprile 2022 – “Mio marito viene offeso in vita e viene offeso in morte. Viene bruciato un manifesto dove c'era scritto 'Giustizia per Maurizio’, evidentemente questa parola dà fastidio e fa paura. Noi siamo per la legalità e per la giustizia”. Sono le parole di Tania Sorrentino, vedova di Maurizio Cerrato, l'ex custode del parco archeologico di Pompei ucciso un anno fa a Torre Annunziata dopo una lite per un parcheggio, commentando l’atto vandalico che ha bruciato il manifesto con la foto del marito.
“Le mie armi non saranno mai le loro. Non lo sono mai state e continueranno a non esserlo. Noi andiamo avanti, non ci fermiamo. Questo voglio che sia chiaro. Io non mi fermo”, sottolinea la donna.
L'atto vandalico: cosa è successo
Incendiato il manifesto con l'immagine di Maurizio Cerrato, il 61enne ammazzato l'anno scorso a Torre Annunziata: una coltellata letale al cuore, ricevuta per aver difeso la figlia in una lite scoppiata per motivi di parcheggio. Qualcuno ha dato fuoco al manifesto affisso nel sottopasso dell’A3 per chiedere giustizia.
È accaduto ieri pomeriggio, quando i militari in servizio su una gazzella della sezione Radiomobile, impegnati in un attività ci controlli alto impattodel territorio – dopo l’omicidio di Giovanni Guarino, il 19enne accoltellato al cuore durante una rissa a Torre del Greco – mentre percorrevano viale Pastore Raffaele hanno notato che ignoti avevano dato fuoco ad una parte di un manifesto affisso nel sottopasso dell'autostrada A3. Sul manifesto, appunto, la foto di Maurizio Cerrato e la scritta “Giustizia per Maurizio”. Sono in corso indagini per risalire agli autori dell’atto vandalico.
Quattro gli indagati, rinviati a giudizio per omicidio volontario aggravato. Cerrato era corso in difesa della figlia, a sua volta aggredita per avere parcheggiato su un posto della pubblica strada “occupato” da una sedia.
Il caso Cerrato a processo
Il caso, accaduto il 19 aprile 2021, fece clamore anche al di fuori del Napoletano. Un uomo ucciso a coltellate per aver difeso la figlia in una lite per un'auto parcheggiata in uno spazio pubblico che però una famiglia considerava come proprio. E ora emerge un tentativo di cancellarne persino la memoria dell’uomo pugnalato al cuore.
Il 7 aprile si è celebrata l'udienza preliminare a carico dei quattro imputati, all'esito della quale tutti erano stati rinviati a giudizio per omicidio volontario aggravato. Sotto processo, in un rimbalzo di accuse e ricostruzioni contraddittorie, sono finiti Antonio e Francesco Cirillo, Giorgio e Domenico Scaramella, componenti di un unico nucleo familiare. La prima udienza si celebrerà a partire dal prossimo 6 maggio presso la Corte d'Assise di Napoli.
“Violenza e disprezzo tipiche modalità camorriste”
"Esprimiamo la piena e totale solidarietà e vicinanza alla famiglia Cerrato per il gesto vandalico di bruciare un manifesto affisso con l'immagine del volto di Maurizio Cerrato dove si chiede giustizia. È un'azione che esprime violenza e disprezzo tipiche modalità camorriste. Un atto gravissimo che offende la memoria di Maurizio”. A dirlo sono i portavoce del “Comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare Area Sud di Napoli”.
“A coloro che hanno compiuto questo gesto – continuano – diciamo con forza che non faremo nessun passo indietro: il nostro impegno per la giustizia per Maurizio Cerrato, e per tutte le altre vittime della criminalità rimane immutato. Torre Annunziata deve tornare a vivere. Fuori la camorra dai territori", concludono dal Comitato.