
Il segretario della Uil Campania, Giovanni Sgambati
Nel mese di marzo le imprese campane hanno previsto di assumere 42.450 persone. Un dato sicuramente importante: rispetto al 2024, infatti, si registra una crescita di 3.890 unità da (provare a) inserire negli organici delle imprese regionali. Il problema è che, come spiega una nota di Unioncamere regionale, soltanto “nel 24% dei casi le entrate previste saranno stabili”, ossia si dovrebbero concretizzare — se si riuscirà a trovare il profilo adatto al ruolo da ricoprire — “con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato”; mentre “nel 76% delle circostanze saranno assunzioni a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita)”.
Dunque, c’è più richiesta di lavoro ma la stragrande maggioranza delle aziende — più dei due terzi — mette sul tappeto contratti precari. Un tema sul quale ha acceso i riflettori la carovana della Uil contro il precariato che ha fatto tappa a Napoli. "In Italia ci sono 6 milioni di lavoratori poveri – dice nella nostra intervista il segretario generale della Uil Campania, Giovanni Sgambati – In particolare, registriamo una presenza dei fenomeni del precariato concentrata prevalentemente in settori tradizionali. Penso, in particolare, all'agricoltura, un comparto che storicamente ha vissuto fenomeni di precariato e non solo. Ma anche nel commercio ci sono situazioni irregolari, sia pure con sfumature che vanno verso il grigio”.
Che cosa vuole dire?
“Mi riferisco, soprattutto, a quei datori di lavoro che fanno contratti per 4 ore anche se poi si lavora il doppio. Oppure a contratti part time che nascondono prestazioni full time. Un fenomeno molto diffuso anche fra badanti e collaboratori domestici. Non siamo in un territorio di piena illegalità ma sono sempre rapporti di lavoro irregolari”.
E, poi?
“Abbiamo concentrato l’attenzione anche sul precariato nel settore pubblico. E anche qui abbiamo trovato contratti di lavoro a tempo determinato o assunzioni che di fatto nascondono forme di precariato più o meno diffuso. Basta guardare a quello che avviene nel settore della scuola. Ma non mancano casi estremi anche nella sanità”.
Ma come si conciliano questi fenomeni con il boom dell’occupazione registrato anche in Campania?
“C’è un equivoco nelle rilevazioni statistiche. Perché viene considerato occupato anche chi registra all’Inps un contratto di poche ore di lavoro. Sono calcolati come assunzioni anche i contratti a tempo indeterminato. Più in generale, poi, dietro questa crescita record dell’occupazione si nasconde un lavoro povero, sottopagato, che aumenta la grande questione salariale che non si riesce a risolvere. Basta guardare alla differenza di reddito fra un cittadino campano e quello della Lombardia, quasi ottomila euro”.
Siete preoccupati per la crisi di alcuni settori, come l’automotive?
“Assolutamente sì. Perché anche in questo caso può aumentare il perimetro del lavoro precario, anche al di là del ricorso alla cassa integrazione”.
Quali sono stati gli obiettivi della tappa napoletana della Carovana contro il precariato?
“Abbiamo concentrato l’attenzione su tre aspetti. Il primo è quello della formazione e della carenza di competenze nell’attuale mercato del lavoro, soprattutto nell’ambito della transizione digitale ed ecologica. La seconda area tematica è quella degli immigrati e delle novità che derivano da alcuni trend economici, come ad esempio quello del cosiddetto “over tourism”, dove si possono nascondere molti aspetti illegali. Basta pensare ai servizi di pulizia dei B&B. Infine, il terzo settore è quello statale, in particolare la scuola e la pubblica amministrazione, ambiti sui quali c’è molto da fare per combattere il precariato”.