Napoli, 27 novembre 2023 – Dopo un “tesoretto” in bitcoin da 1,8 milioni le autorità italiane incassano anche un’isola a Dubai. Oggi è stato reso noto che il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale ha ceduto l'isola di sua proprietà che si trova in un arcipelago di fronte alla città degli Emirati Arabi Uniti nel corso del processo aperto a Napoli che lo vede imputato con una ventina di altre persone. La notizia è stata confermata dal sostituto procuratore Maurizio De Marco che ha anche consegnato al gup Miranda delle memorie contenti due manoscritti con il quale Imperiale notifica la sua decisione.
Il processo a Napoli
Nel processo in corso a Napoli, che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup Maria Luisa Miranda, oltre al narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale sono imputati anche i suoi più stretti collaboratori, come Bruno Carbone, suo socio in affari, Corrado Genovese, il contabile del gruppo, Daniele Ursini, responsabile della logistica, e una serie di collaboratori e dipendenti. Appartenevano a Imperiale, arrestato a Dubai nel 2021 e oggi collaboratore di giustizia, anche due preziosissime due tele di Van Gogh, fatte ritrovare in una villa e anche queste consegnate ai magistrati italiani. Oggi, durante l'udienza in corso nell'aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, è stata sollevata dal collegio difensivo, un'eccezione riguardante l'utilizzabilità delle chat Encrochat e Sky ecc decodificate dalle autorità francesi e facenti parte del compendio accusatorio della Dda di Napoli. Dopo avere sospeso l'udienza per considerare l'istanza, il giudice ha deciso di rigettare la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati che ritenevano invece opportuno attendere il pronunciamento delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione circa l'utilizzabilità di quelle conversazioni.
L’arresto del narcos Imperiale
Raffaele Imperiale è stato arrestato a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti il 4 agosto 2021, ed era considerato uno dei latitanti più pericolosi e da tempo ritenuto protagonista del traffico internazionale di stupefacenti e del riciclaggio di denaro. L'arresto è avvenuto nell'ambito di indagini coordinate dalla Procura di Napoli e condotte dal Gico di Napoli e dalla Squadra Mobile della Questura, con il supporto dei Servizi Centrali della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato. Imperiale è collocato ai primi posti dell'elenco dei latitanti di massima pericolosità della Direzione Centrale della Polizia Criminale.
Il “tesoretto” da 1,8 milioni in bitcoin
La cessione dell’isola di fronte a Dubai arriva a 2 giorni di distanza dalla notizia della consegna dal contabile Corrado Genovese alle autorità italiane di un "tesoretto” in bitcoin da 1,8 milioni di euro riconducibile al narcotrafficante Imperiale, valori che sono stati sequestrati dal gip di Napoli e trasferiti nelle casse dello Stato. L'operazione finanziaria - a cui ha anche fatto riferimento il procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante una intervista in tv - è stata realizzata attraverso una piattaforma di scambio internazionale di cripto-valuta e grazie al lavoro di una squadra di specialisti del Gico di Napoli e dello Scico della Guardia di Finanza, a cui si sono affiancati un consulente nominato dal Tribunale e un istituto bancario italiano.
Il contabile di Imperiale
Il contabile e più stretto collaboratore di Imperiale era latitante dal 25 novembre del 2022: è stato arrestato lo scorso 13 marzo dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli insieme con lo Scico e la Squadra Mobile di Napoli al suo arrivo a Fiumicino dagli Emirati Arabi Uniti. In quell'occasione consegnò i codici criptati attraverso i quali è stato possibile accedere a 2 milioni USDt, una moneta virtuale emessa dalla società Tether Ltd che replica il valore del dollaro Usa. Dopo complesse operazioni durante diversi mesi, lo scorso 16 novembre, la somma, corrispondente a 1,8 milioni di euro è confluita nel Fondo Unico Giustizia (Fug). Si trattava di denaro in gran parte costituito da un residuo di cassa dell'organizzazione di narcotrafficanti capeggiata da Imperiale (circa 1,7 milioni di USDt) mentre il residuo era il compenso spettato a Genovese il quale, per conto del narcotrafficante, provvedeva ai pagamenti della cocaina, alla gestione dei conti correnti e anche agli investimenti del denaro frutto del traffico di droga.
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