Napoli, 30 agosto 2021- Quel murale deve essere cancellato, così come indicava una ordinanza specifica del Comune. Lo ha stabilito il Tar. L'affresco che decora una facciata del palazzo in cui abita la famiglia era stato 'salvato' da una serie di interventi di rimozione e cancellazione di murales e altarini illegali da un ricorso al Tar della Campania avanzato dal Comitato verità e giustizia per Ugo Russo, che aveva portato a una sospensione dell'esecuzione del provvedimento in attesa che i giudici amministrativi si pronunciassero nel merito a febbraio scorso. Questa mattina il Tar ha comunicato la decisione avversa al ricorso, considerando il murale come una "trasformazione fisica dell'immobile" e avvalorando perciò l'interpretazione dell'amministrazione comunale del piano regolatore (sollevata solo per questo caso nella storia) per cui per i palazzi pre-ottocenteschi si può procedere solo con lavori di restauro e ripristino.
"Un'interpretazione per noi sbagliata e forzata. Un giudizio che pesa per tutti i palazzi antecedenti la seconda guerra mondiale, la grandissima maggioranza degli edifici del centro storico - sottolinea in una nota il Comitato - si era espressa all'opposto invece la Soprintendenza che aveva dato il nulla osta per il murale per Ugo, definendolo 'un'opera decorativa' e fattibile (quale sarebbe altrimenti la differenza tra palazzi vincolati e non vincolati come l'immobile degradato su cui è stato realizzato il murales per Ugo?). Nel conflitto di interpretazione tra Soprintendenza e Comune, singolarmente, in un caso di tutela storico-architettonica, il Tar ha condiviso un'interpretazione dell'amministrazione comunale mai formulata prima in decine di casi analoghi". Il murale è nei Quartieri Spagnoli ed è stato commissionato da un condomino.
“Diciamo senza mezzi termini che per noi è una sentenza pesantemente condizionata dal clima politico e diffamatorio alimentato istituzionalmente e mediaticamente intorno al murale – aggiungono dal Comitato -. (a giugno scorso il padre di Ugo fece persino aggiungere sul murale la scritta "Contro tutte le Mafie", per chiarezza, per convinzione e perché stanco delle strumentalizzazioni mediatiche sul caso). Nei fatti del resto l'iniziativa dell'amministrazione è una censura politica travestita di cavilli amministrativi per aggirare il dettato della Costituzione e di molte sentenze che vietano di entrare nel merito dell'interpretazione di un'opera d'arte. Il danno collaterale è che da oggi quasi tutta l'arte muraria del centro storico di Napoli (dal San Gennaro di Jorit a Banksy a quasi tutti i murales del rione Sanità di Bosoletti, Tono Cruz e molti altri) uno dei principali patrimoni artistici di questo tipo in Europa, è di fatto qualificata come illegittima e abusiva perché "viola il piano regolatore"! Tutti questi murales infatti sono anch'essi realizzati su palazzi storici eppure sono stati patrocinati e a volte finanziati dall'amministrazione comunale, per non parlare di quelli che si vorrebbero realizzare (abusivamente a questo punto) con progetti istituzionali di prossima attuazione. Ma neanche l'amministrazione comunale può ovviamente violare il piano regolatore”.