Napoli, 6 febbraio 2025 – E’ inverno ma al Vomero e a Mergellina domenica sembrerà di essere in primavera inoltrata. Quasi estate con il termometro che sfiorerà i 20 gradi poco dopo mezzogiorno. Più calda di diverse città africane. Uno, anche due gradi in più de Il Cairo e Riyad: saranno quelli registrati a Napoli domenica, all'incirca tra le 14 e le 15, dove i termometri toccheranno i 18-19 gradi.
È il nuovo allarme climatico lanciato dall'Osservatorio Anbi sulle Risorse idriche sulla base delle mappe metereologiche del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf). Nello stesso giorno, infatti, nelle città di Egitto e Arabia Saudita si toccheranno 17 gradi.
![Napoli](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MjExNTE3YWYtMjI4Zi00/0/napoli.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
L'Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue parla di una "primavera fuori stagione”. “Il tutto all'indomani dei prevedibili nubifragi che hanno colpito la Sicilia Nord-Orientale e la Calabria ionica – prosegue in una nota l'associazione – in un quadro climatico che vede il mar Mediterraneo molto caldo (fra i 16 gradi delle coste meridionali italiane ed i 18 di quelle greche, mediorientali e nordafricane) e per questo nuovamente a rischio di eventi estremi per l'annunciato arrivo di un fronte temporalesco, proveniente dalle coste maghrebine e che tornerà ad investire Sicilia e Calabria per poi spostarsi più a Nord”.
"Lungo tutta la Penisola continuano a segnalarsi eventi meteo dalle caratteristiche estreme, cui il Paese si contrappone con colpevole distrazione, continuando a privilegiare gli interventi in emergenza a quelli in prevenzione”, è la denuncia di Francesco Vincenzi, presidente di Anbi
Mentre dall'osservatorio Copernicus viene confermato gennaio come mese più caldo di sempre, è annunciato tra pochi giorni lo storico sorpasso di un grado tra Napoli ed Il Cairo: i 18 gradi del capoluogo campano saranno peraltro solo un grado meno di Riyad, capitale dell'Arabia Saudita.
Le mappe meteorologiche dell'ECMWF (European Centre for Medium Range Weather Forecasts - Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine) non promettono niente di buono. Sul tratto di costa che unisce le province di Messina e Catania, continua la nota, gli oltre 100 millimetri (quasi 200 mm su alcune zone) di pioggia, caduti nello scorso week-end, hanno provocato la piena di diversi torrenti, alcuni dei quali straripati come lo Zafferia, che ha sommerso l'omonimo paese con fango e detriti: sono esondati la Pagliara, il Niceto, il Fiumedinisi, la Savoca, il Cozzi, il Santa Venera, il San Giovanni. Ancora una volta, inoltre, a far da contraltare, c'è l'esiguità delle piogge cadute sulle aree interne dell'isola, dove solo in poche stazioni di rilevamento le precipitazioni cumulate nelle 48 ore hanno raggiunto le due cifre (quasi esclusivamente sulle province di Catania, Siracusa, Ragusa e parte del Trapanese).
Lo stesso ciclone mediterraneo è stato la causa delle grandinate e dei nubifragi con cumulate di pioggia di oltre 100 millimetri, che hanno flagellato anche le province di Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone, anche qui portando in dote straripamenti di torrenti come la Fiumarella e numerose frane.
"Lungo tutta la Penisola continuano a segnalarsi eventi meteo dalle caratteristiche estreme, cui il Paese si contrappone con colpevole distrazione, continuando a privilegiare gli interventi in emergenza a quelli in prevenzione”, segnala Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). “In Italia non si percepisce quel cambio di passo in termini di adattamento alla crisi climatica e che pare invece finalmente entrare nelle direttrici europee”.
Sul fronte delle risorse idriche del nostro Paese, positiva è la ripresa, che sta interessando alcune regioni meridionali, a partire proprio dalla Sicilia che, grazie a due mesi (dicembre e gennaio) più piovosi del consueto (il primo mese del 2025 ha registrato quasi ovunque cumulate superiori a 100 mm, superando 200 mm sull'area orientale dell'Isola), prosegue la nota, ha visto incrementare i volumi stoccati negli invasi di oltre 50 milioni di metri cubi, salvo poi trovarsi costretta, a causa di criticità strutturali delle opere idrauliche, a sversare in mare una parte consistente di questo 'oro blu'.
Attualmente l'acqua invasata in Sicilia ammonta a circa 250 milioni di metri cubi, ma di questi solo il 48% è realmente utilizzabile (fonte: Autorità di bacino distrettuale della Sicilia). "È difficile accettare la condizione di un'isola, dove basterebbe la manutenzione dell'esistente ed il completamento degli schemi idrici per dare un significativo incremento alla resilienza di territori esposti più di altri agli sconvolgimenti dettati dalla crisi climatic”', commenta Massimo Gargano, direttore generale di ANBI. Nell'Italia insulare, capitolo a parte merita la condizione della Sardegna, dove i volumi idrici aumentano di oltre 156 milioni di metri cubi in un quadro, però, diviso tra bacini colmi (ad esempio, in Baronia ed in Ogliastra) con l''incubo' di sversare l'acqua in mare e cronica scarsità idrica in alcuni territori (Basso Sulcis ed Alto Cixerri, ma anche le aree nordoccidentali). Nel Sud Italia, la Basilicata registra un incremento di oltre 6.800.000 metri cubi nella riserva idrica, trattenuta nei bacini artificiali, riducendo il deficit con il 2023 a circa 43 milioni di metri cubi (nei primi giorni di dicembre il disavanzo era mln. mc. 161 circa), aggiunge la nota. In Puglia, l'attesa ripresa idrica tarda ad arrivare: con l'incremento settimanale di mln. mc. 2,78, il totale delle riserve idriche della Capitanata raggiunge mln.mc. 59,5 , cioè meno di un quinto del volume di riempimento autorizzato. In Campania, questa settimana si registrano incrementi di portata per i fiumi Volturno, Sele e Garigliano.