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Francesco Duraccio, Presidente Consulenti del Lavoro di Napoli
L’economia della Campania rallenta ma l’occupazione cresce. Spinta dal Pnrr, dagli incentivi messi in campo dal governo e da alcuni settori, edilizia in testa. Ma il dato più importante nel report che i Consulenti del lavoro di Napoli hanno dedicato al mercato dell’occupazione, è la forte crescita dei posti di lavoro destinati alle donne. Una netta inversione di tendenza rispetto a quello che da sempre è considerato il tallone di Achille dell’occupazione made in Sud.
Il record del lavoro in rosa
Nella Regione le lavoratrici hanno raggiunto le 609 mila unità, registrando nel 2024 un incremento del 5,2%, superiore a quello medio italiano (2,3%) e delle regioni meridionali (3,9%). Il buon risultato compensa solo in parte le maggiori difficoltà che l’occupazione femminile campana ha avuto ad uscire fuori dall’emergenza Covid.
Rispetto al 2019, infatti, il saldo occupazionale resta ancora basso (+2,9%) se confrontato alle ottime performance del Mezzogiorno (+6,4%) e a quelle nazionali (+3,9%). La crescita record del 2024 non compensa, comunque, il divario in termini di partecipazione delle donne al mercato del lavoro con il resto del Paese, che dopo la crisi pandemica, è andato ulteriormente ad ampliarsi: al terzo trimestre 2024 la Campania presentava il tasso di occupazione più basso d’Italia (31,4), inferiore di 5,5 punti percentuali rispetto alla media delle regioni meridionali (36,9) e di 22,2 punti percentuali rispetto a quello medio nazionale (53,6).
L’economia rallenta ma l’occupazione cresce
Continua la positiva fase di crescita per l’economia campana, sebbene con qualche incertezza in più rispetto all’anno passato. “Il rallentamento nella crescita del valore aggiunto – spiega il presidente dei consulenti del lavoro di Napoli, Francesco Duraccio - determinata dall’affaticamento di alcuni settori, automotive in primis, solleva dubbi sulla capacità che l’economia regionale avrà di continuare a crescere anche nel corso del 2025 ai ritmi degli ultimi anni”.
Eppure, nonostante tutto, l’occupazione ha mantenuto un ritmo sostenuto. “Un trend- aggiungono i consulenti del lavoro – alimentato dal positivo andamento dell’economia regionale, ma anche dalla dinamicità delle assunzioni, “determinata dall’esigenza di ricambio e acquisizione di nuove competenze connesse alla trasformazione digitale e tecnologica delle imprese e alle positive dinamiche di alcuni settori. Nei primi nove mesi del 2024, sono state 510.764 le assunzioni avvenute nella regione, in crescita sia rispetto all’anno precedente (497.561) che al 2019 (447.621)”.
A questo occorre poi aggiungere il contributo dato dall’ampio utilizzo di Decontribuzione Sud, lo sgravio introdotto nel 2021 per sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno. Nel 2024, sono state agevolate in Campania 232.710 assunzioni e, di queste, 206.226 si sono avvalse dei benefici di questo strumento.
Complessivamente, nei primi nove mesi del 2024 risulta aver beneficiato di una qualche forma di agevolazione il 45,6% delle assunzioni: un dato in leggero calo rispetto al triennio precedente, quando il valore si è attestato attorno al 62%.
Giovani, avanti adagio
Anche l’occupazione giovanile presenta segnali di miglioramento ma, anche in questo caso, le performance regionali appaiono meno significative rispetto alle altre regioni del meridione. Riduzione dei neet (dal 38% del 2019 al 31% del 2023 nella fascia d’età 15-34 anni) e incremento dei tassi di occupazione (dal 41 del 2019 al 46,6 del 2023) sono segnali positivi di un sistema che tenta di risolvere criticitàstrutturali e difficilmente rimovibili. Ma dove, nel 2023, ancora quasi un quarto (23,7%) dei giovani di 25-34 anni che intende lavorare non riesce a trovare occupazione.
Va del resto evidenziato come a trainare la fase di crescita occupazionale, e al tempo stesso a beneficiarne, sia stata in questi ultimi anni, la componente più matura del mercato del lavoro. Gli incrementi più significativi si sono infatti registrati tra i 50-64 enni (+10,4% tra 2019 e 2023) e tra gli over 64 (+20,2%). Anche i giovani tra 25 e 34 anni sono aumentati, ma in misura inferiore (+4,2%) mentre tra i giovanissimi (15-24 anni) si è registrata una leggera flessione (-2,3%). Un dato che si lega anche all’incremento della quota di lavoratori a tempo indeterminato cresciuti tra 2022 e 2023 (ultimo anno disponibile) del 5,1% a fronte di un decremento del 7,7% di quanti lavorano con contratti a termine.