Napoli 5 settembre 2022 - Dopo la morte di Alessandro, il ragazzo di 13 anni precipitato dalla finestra della sua abitazione al quarto piano a Gragnano (Napoli) la settimana scorsa, si ampliano le indagini sugli autori dei messaggi e delle intimidazioni, trovati sul suo telefonino.
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Il gruppo dei sei giovanissimi - cinque minori e un maggiorenne - su cui si è concentrata sin dall'inizio l'attenzione degli inquirenti potrebbe ampliarsi con l'identificazione di altri componenti della chat su cui venivano pubblicati gli insulti contro il 13enne. La procura di Torre Annunziata, in stretto raccordo con quella per i minorenni di Napoli, lavora con estrema cautela considerando la delicatezza della vicenda e l'età degli indagati. Un'attesa che ancora non ha fatto fissare la data dell'autopsia sul corpo del ragazzo, che resta sotto sequestro nell'obitorio di Castellammare di Stabia.
Una condizione di incertezza che grava sui genitori di Alessandro: il padre, agente di commercio, e la madre, avvocato, si sono stretti nel silenzio, affidandosi all'avvocato Giulio Pepe. "Anche loro, come tutti noi - ammette il legale - non sanno come siano andate effettivamente le cose e si sono messi al servizio degli organi inquirenti, convinti della bontà del lavoro che stanno svolgendo". Il papà e la mamma del tredicenne sono stati ascoltati nei giorni scorsi dai magistrati che conducono le indagini sulla morte del loro ragazzo. Parole al momento coperte da segreto istruttorio. "I genitori - continua l'avvocato Pepe - intendono solo sapere se si sia trattato di un incidente fortuito. Se così non fosse, sono pronti, come già hanno fatto finora, ad affiancarsi alla Procura. Malesseri precedenti palesati dal ragazzo? Nessuno. Alessandro era, come è stato più volte ripetuto e scritto in questi giorni, un ragazzo solare, che andava bene a scuola e aveva tanti amici. Adesso i suoi genitori attendono solo il ritorno a casa della salma, per potere riabbracciare il figlio un'ultima volta prima di procedere ad una giusta sepoltura".
La frase choc di un carabiniere
La vicenda di Alessandro continua a suscitare sui social un'ondata di commozione e di solidarietà, con l'allarme per le conseguenze dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Fuori del coro la voce, stonata, di un ufficiale dei carabinieri che su Instagram condanna il parere di una psicologa secondo cui "le parole sono armi" e se la prende invece con l'educazione ricevuta dalla vittima: "Se allevi conigli non puoi pretendere leoni".
L'Arma si è dissociata
Nei confronti del carabiniere, l'Arma ha fatto partire una procedura disciplinare e si è dissociata con questo messaggio: "In merito ai contenuti pubblicati su una piattaforma social da parte di un Ufficiale dell'Arma in relazione al suicidio di un 13enne" ('Se allevi conigli non puoi pretendere leoni', 'magari la colpa è di chi non ha saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino'), l'Arma dei carabinieri sottolinea all'Adnkronos che "trattasi di commenti espressi a titolo personale, le cui responsabilità ricadono esclusivamente sull'interessato". Sul commento espresso dopo la morte del giovane di Gragnano l'Arma, "dal canto proprio, ha avviato un procedimento amministrativo per le valutazioni disciplinari".