Napoli, 3 luglio 2024 – Finisce dopo appena pochi mesi la collaborazione tra la procura di Napoli e l’ex capoclan dei casalesi Francesco Schiavone, detto ‘Sandokan’. Di conseguenza, gli inquirenti hanno revocato il programma di protezione che gli era stato concesso. Il motivo sarebbe relativo alle dichiarazioni rilasciate dal boss, che sarebbero state ritenute inutili.
Il ministero della Giustizia ha pertanto disposto il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis, come richiesto dai pm anticamorra coordinati dal procuratore Nicola Grattieri.
Chi è Francesco Schiavone
Nato nel 1954 a Casal di Principe (Caserta), ‘Sandokan’ è stato una figura centrale della lotta di poter all’interno del clan dei casalesi, diventandone il leader indiscusso in seguito alla morte del boss Mario Iovine. Arrestato definitivamente nel suo bunker nel 1998, è stato poi condannato all’ergastolo per numerosi omicidi.
A marzo di quest’anno il suo pentimento: gli inquirenti ritenevano che le sue dichiarazioni potessero rivelarsi utili per far luce su alcuni casi irrisolti, come l’omicidio del fondatore del clan Antonio Bardellino in Brasile, o sull’intreccio tra camorra e politica. Speranze che, tuttavia, non si sono concretizzate.
Schiavone non è l’unico membro della sua famiglia ad aver avviato una collaborazione con le autorità: nel 2018 la stessa decisione è stata presa dal primogenito Nicola, seguito dal fratello Walter tre anni più tardi. In carcere anche gli altri figli Emanuele Libero (uscirà ad agosto) e Carmine.